[già su Ispirazioninfiera - Vite a regola d'arte]
Molto tempo fa, in un paese lontano lontano, viveva una maga gentile, che amava colorare il mondo con simpatici gnomi, deliziose fatine, adorabili animaletti.
Grandi e piccini accorrevano da ogni parte per incontrarla e per vedere come, con una semplice magia, dalle sue mani prendevano vita piccoli sogni. Pochi gesti sapienti sapevano trasformare l'immaginazione in realtà, regalando gioia e serenità a tutti i presenti.
Ciò che però stupiva maggiormente era il fatto che la maga non era minimamente gelosa del suo sapere, non teneva nascosti i suoi trucchi e non possedeva un libro per annotare le sue formule magiche. Al contrario amava condividere la sua abilità con tutti coloro che la andavano a trovare.
"Venite, venite - diceva - vi mostro come funziona, anche voi potete imparare la feltromagia".
Feltromagia.
Così Anna Esposito ama chiamare l'incredibile trasformazione della lana in feltro, quel processo solo apparentemente elementare, che per noi profani ha già di per sé del miracoloso e che lei sa arricchire con un ingrediente fondamentale, la magia appunto.
Non semplicemente quella prerogativa tipica di ogni creativo di rendere possibile un'idea, ma quell'aspetto particolare che è parte integrante delle storie e delle favole.
La lana, materiale caldo, morbido, estremamente versatile, contiene già per sua natura la magia. La lanafiaba si porta dentro un mondo, che riesce ad emergere solo con l'antica arte della feltratura.
E Anna, feltraia di professione, ma soprattutto per passione, insegna proprio a scoprirlo.
Anna Esposito, napoletana, titolare del brand NearteNeparte, con un passato di educatrice ambientale, di informatrice scientifica, ma anche di animatrice di strada, decide nel 2010 di dare una svolta alla sua vita lavorativa, inseguendo la passione per la lana cardata.
Un amore fatto di arte e di artigianato, di home decor, di giochi e giocattoli, di laboratori.
È un'esperta sia di feltro ad ago, anche pittorico, sia di feltro ad acqua.
Ho avuto il piacere di incontrarla, nel maggio scorso, a Feltrosa 2018.
Ecco cosa mi ha raccontato.
- 1 -
Hai una formazione che mescola l'arte con le scienze naturali e, come leggo sul tuo sito, questa connessione ti ha accompagnato in tutto il tuo cammino lavorativo. Come riesci a coniugare la spontaneità dell'arte con il rigore scientifico?
(ride) È questa la sfida!
In realtà la scienza cui mi ispiro io, che è appunto la Natura, non è poi così tanto rigorosa.
Sono convinta, che la scienza sia arte, che sia fatta di sfumature e di colori.
Anche la matematica, se la guardi da un altro punto di vista, ha la sua creatività. Lo stesso discorso vale per la fisica.
Io non parto mai dal rigore, ma dal caos. Il caos è fisica pura. Quindi per me caos e arte si sposano benissimo.
- 2 -
Ti definisci educ-artigiana, un interessante accostamento di termini, quanto si può imparare usando la manualità e la creatività?
Tutto! Le nostre mani raccontano chi siamo.
Oggi, per esempio, hanno lavorato tutte su uno stesso lavoro, ma il risultato è stato completamente diverso, non solo perché tutte le loro mani hanno una storia diversa, ma perché soprattutto ognuna di loro interiorizza in modo differente. Non è solo questione di sfumature, bianche invece che gialle, ma è proprio l'espressione, il tipo di piumaggio. Le mani hanno raccontato una certa persona, la sua, in questo caso, femminilità.
Quindi, a volte, quanto meno si parla e più si lavora con le mani, tanto più...
Traspare?
Sì, sì, assolutamente! Sono proprio convinta di questa cosa!
- 3 -
Sei stata anche artista di strada ed animatrice teatrale. Quanto queste due esperienze ti hanno aiutato nella costruzione del tuo brand?
Io mi porto sempre dietro queste mie esperienze, è un background utilissimo.
Quando fai l'artista di strada, entri subito in contatto con le persone che hai davanti. Capisci subito, quindi, semplicemente da come esse ti guardano, se stai facendo un qualcosa di loro gradimento o meno, che colpisce al cuore oppure no.
Il lavoro di animatrice scientifica mi è servito per imparare la modalità di comunicare. La uso sempre, sia quando faccio un corso, sia quando devo progettare una linea nuova.
- 4 -
NearteNeparte. Perché hai scelto questo nome? Perché, insomma, se dici né arte né parte, significa tutto e niente...
Allora ti spiego subito.
Inizialmente eravamo tre socie. Creavamo giochi e giocattoli, costruendoli dal nulla con materiale di riciclo. Per questo eravamo un po' né arte né parte. Successivamente loro se ne sono andate, ma il nome è rimasto.
Oltretutto questo logo non è semplicemente un logo, è anche l'acronimo per il mio cognome, NN. A Napoli esposito significa essere figlio di NN. Hai presente, quando i bambini orfani venivano esposti in una ruota per essere adottati?
Sì, certamente...
Ecco! NN, NearteNeparte, ha questo significato.
Forte davvero!
- 5 -
Hai cominciato nel 2010, seguendo una passione, e solo l'anno scorso - come scrivi - hai fatto il grande salto. Sette anni non sono pochi... quali sono state le maggiori difficoltà per affermare il tuo brand?
L'anno scorso ho aperto la partita IVA, ma prima di essa c'è stata l'associazione.
La maggior difficoltà, paradossalmente, è stata quella di trovare persone, che mi aiutassero a fare le cose per bene, in regola. Sono convinta, che per avere dei risultati sia necessario partire con il piede giusto. Partita IVA, parte fiscale, laboratorio... la parte difficile è stata trovare persone, che mi appoggiassero in questa scelta. Tutti dicevano... ma no, ma che ti importa... non fare l'associazione... non vendere questo ...
Io me ne sono fregata e ho cominciato ad interloquire con dei veri professionisti, tutte donne fra il resto.
Ho dovuto capire come fare un sito web e ho quindi chiamato una persona competente; ho dovuto iniziare ad usare i social e ho quindi fatto dei corsi... insomma ho dovuto lavorare all'esterno del mio territorio.
- 6 -
Tu parli di feltromagia. Spiegami in due parole, perché nel feltro c'è della magia e come è arrivato il colpo di fulmine per la lana.
Quando la lana si trasforma in tessuto, e sono due cose totalmente diverse, avviene una magia. Una magia alla portata di tutti, una magia fatta con le mani e che riesce sempre, perché la lana sempre si trasforma in feltro. Questa è la feltromagia!
E il colpo di fulmine?
Quando conobbi delle feltraie toscane e vidi la trasformazione della lana.
Mi sono appassionata ancora di più, quando ho visto che questo materiale era destinato al macero. Avendo un background legato alla sostenibilità, per me era assolutamente inconcepibile. Così come inconcepibile è il fatto, che si debba importare la lana dall'estero, interrompendo la filiera della lana.
Quel giorno ho deciso di diventare feltraia e di contribuire a riattivare la filiera campana. Questo è il mio obiettivo.
- 7 -
Parlando di favole, che cos'è la favola per te?
La favola per me è uno strumento. La uso sempre per raccontare quello che faccio e per far fare le cose agli altri.
La favola preferita? Ne avrai una...
No, perché me le invento. Invento i personaggi, le scenografie.
Ma neppure una di quelle classiche?
No, le invento. Però ti posso dire, che nei miei laboratori c'è sempre il mio portafortuna, la pecorella Flaminia.
- 8 -
Tu organizzi laboratori per grandi e per piccini? Chi ti dà maggiori soddisfazioni?
In entrambi i casi avviene una feltromagia, ma i bambini si lasciano andare maggiormente, gli adulti spesso tendono a copiare.
Perché? Hanno paura del giudizio?
Sì, proprio per questo.
- 9 -
Le tue creazioni, le tue sperimentazioni, hanno sempre avuto alla base materiali naturali. Quanto è importante oggi essere eco- friendly?
Per me tantissimo.
Nell'ambito del mio piccolo brand studio tutto, dalle risorse a monte, al packaging, alle fotocopie... tutto! Per me è fondamentale!
- 10 -
Feltrosa 2018. Tre valige solo per i materiali. Sei pronta per la settimana dell'anno che ami di più?
(ride) L'hai letta?
Certo! Sei pronta, carica?
Sì, sono carica.
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