IL MUSEO DELLA QUARANTENA È SUL TIME

Il lockdown non è stato facile per nessuno, ma è indubbio che - nonostante le oggettive difficoltà - le chiusure hanno non solo accelerato cambiamenti già in atto, ma in certi casi hanno dato lo spunto per iniziative completamente nuove, prima del tutto impensabili. 

La volontà, ma anche l'urgenza, di ritrovare un minimo di normalità, di continuare o portare a termine attività già in corso e, soprattutto, di mantenere il contatto con la gente, ha spinto non solo i musei, ma anche tante associazioni culturali - categorie fra le più penalizzate di questo triste periodo - ad attivarsi per offrire al proprio pubblico dei servizi alternativi, non per questo meno stimolanti.

Se il Covid ha imposto la chiusura dei battenti, non è infatti riuscito a limitare troppo le attività dei luoghi della cultura, che hanno sfruttato tutte le possibilità offerte della tecnologia per rimanere accanto ai loro utenti. Ecco allora che i social sono diventati il mezzo migliore per offrire spunti di riflessione, per mostrare collezioni, per creare incontri. I siti hanno spinto sulle loro potenzialità regalando materiali scaricabili di ogni tipo, predisponendo visite virtuali e diventando essi stessi punti di riferimento per tutti.

Per certi versi possiamo dire che il virus ha reso possibile uno scatto in avanti di quel processo di modernizzazione, in verità già in atto da molte parti, che rivoluziona completamente l'immagine statica ed immobile dei musei, soprattutto di quelli più tradizionali. I musei, insomma, in questo momento si sono indubbiamente avvicinati alle persone.

In quest'ottica è nata, nel maggio scorso, un'interessante ed originale iniziativa, che ha portato alla creazione di un vero museo dentro il museo e poco importa se la neonata collezione è totalmente digitale, perché ogni singolo tassello di questo puzzle è in realtà la rappresentazione di interi microcosmi, quelli in cui - nostro malgrado - ci siamo tutti immersi nei mesi scorsi.

Ma che cosa raccoglie esattamente il Museo della Quarantena?

Nato sulla pagina Facebook del Museo Diocesano Trentino, perla indiscussa del patrimonio culturale regionale, esso raccoglie immagini di oggetti, animali, luoghi, piante e cibi qualunque, che nel mostrarsi al pubblico diventano narratori di storie personali, nelle quali ognuno di noi riesce ad identificarsi con facilità. 

Certo! Chi di noi non ha avuto, nella primavera scorsa, un'ancora di salvezza per affrontare le lunghe giornate di reclusione forzata? Chi non ha ripreso a sistemare la collezione di francobolli o l'album di fotografie? Chi non ha provato, finalmente, a fare il pane con la pasta madre o ad abbattere la torre di libri da mesi sul comodino?

Il fil rouge, che lega tutte le fotografie raccolte, è - lo avrete ormai capito - tutto quanto ha reso più facile il nostro isolamento dal mondo, ciò che è stato per noi compagnia, sollievo, consolazione, ma anche opportunità.

La call, partita il 7 maggio e ancora oggi aperta, ha l'obiettivo - pienamente centrato a mio modo di vedere - di fotografare un particolare momento storico grazie al coinvolgimento del pubblico, che diventa il reale protagonista della raccolta, da un lato perché senza il suo contributo il museo non potrebbe esistere, dall'altro perché gli oggetti immortalati si trasformano in veri e propri simboli di una quotidianità nuova, per certi versi persino migliore.

Agli utenti, non necessariamente di Trento, è stato chiesto di inviare una fotografia, accompagnata da alcune semplici indicazioni (autore, data dello scatto, motivazioni e stato di conservazione). Le immagini sono poi state rielaborate e uniformate, per renderle il più simile possibile a schede museali reali. La catalogazione, che segue semplicemente l'ordine di arrivo, è stata portata avanti dalla curatrice del progetto, Lorenza Liandru, che è anche responsabile della comunicazione del Museo Diocesano Trentino. Sua anche la prima opera del Museo della Quarantena.

Le immagini arrivate fino ad ora sono già tantissime (e vi consiglio caldamente di andarle a vedere), ma sono certa che i contributi arriveranno anche nei prossimi mesi. In fondo non capita ogni giorno di partecipare ad un progetto così bello, no?

Ma non finisce qui, perché il 2 giugno 2020, in occasione della riapertura dei musei, in Piazza Duomo la mostra virtuale è diventata un po' più reale, perché le opere sono state esposte, in ordine del tutto casuale, in fogli plastificati. Il flash mob pensato inizialmente, che prevedeva l'esposizione di tutti gli oggetti fisici, non è purtroppo stato possibile per via della situazione sanitaria ancora molto incerta.

Con questa iniziativa il Museo Diocesano trentino, museo prestigioso e ricco di tesori meravigliosi, è riuscito non solo a mostrarci il lato positivo di un periodo sfortunato, ma si è dimostrato ancora una volta un museo moderno e vicino alla gente, tanto che la sua idea, così semplice eppure così geniale, è stata notata persino dal TIME, che recentemente ha parlato delle raccolte immateriali avviate da alcuni musei per raccontare la storia del Covid-19.

Proprio una bella soddisfazione, non trovate?



Aggiornamento del 3 maggio 2021

Qualche giorno fa, per ricordare le settimane del lockdown, il Museo Diocesano Trentino ha invitato a votare i tre oggetti del Museo della Quarantena più vicini all'esperienza dei suoi "visitatori".

Oggi sono stati proclamati i vincitori del contest.

Eccoli qui.




Aggiornamento del 29 novembre 2021

È notizia di oggi, che il Museo della Quarantena è diventato persino argomento di discussione della tesi di laurea di una studentessa di Catania. Il titolo della tesi è La co-creazione come strumento per creare una relazione con il pubblico. Il caso del "Museo della Quarantena".



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