UN GHEPARDO AL MUSE: L’INCONTRO DI GUIDO DANIELE CON EMANUELE BIGGI

Rimandare la visita di una mostra fino all'ultimo giorno è sempre molto rischioso, perché basta il minimo imprevisto per sprecare un'occasione preziosa difficilmente replicabile. A me è capitato spesso, lo devo ammettere, e non è davvero una cosa molto intelligente da fare. Tuttavia esistono anche rare e fortunate eccezioni, in cui attardarsi riserva incredibili sorprese.

Mi è capitato proprio ieri e, mi viene da dire, per fortuna che ho aspettato così tanto!

La chiusura della mostra Handimals - Manimali, temporanea di enorme successo al Muse di Trento, ha portato con sé, oltre a Le mani dipinte di Guido Daniele, anche un evento di grande interesse per chi è appassionato non solo di arte, ma anche di natura. L'artista infatti ha incontrato Emanuele Biggi, noto volto televisivo, con il quale ha intrattenuto una vivace conversazione sospesa fra due mondi solo apparentemente molto distanti fra loro. Ma non basta! Una strabiliante performance dal vivo ha fatto nascere, come per magia, un meraviglioso ghepardo, che ha lasciato il pubblico a bocca aperta.

Due telecamere - una a campo largo e una puntata sulla mano - hanno permesso ai presenti di seguire al meglio sia la chiacchierata sia l'evento artistico, che è andato anche in diretta Facebook sulla pagina del Muse.

Ma chi sono i due protagonisti?

Guido Daniele è un artista calabrese di fama internazionale, che si è avvicinato al body painting negli anni '90 e ha raggiunto la notorietà grazie a campagne pubblicitarie per importanti istituzioni benefiche come il WWF, il Jane Goodall Institute o il Dolphin Aid

Da sempre interessato alla difesa dell'ambiente, vive e lavora a Milano, città che però - come racconta - ancora oggi quasi non lo conosce, perché la mostra promessa al Museo di Storia Naturale è in sospeso da anni.

La consacrazione di Daniele arriva con le opere della serie Handimal, il cui titolo, creato con l'accostamento delle parole inglesi hand e animal, fa riferimento non solo alla trasformazione, tramite l'elaborazione artistica, di una o più mani in un animale, ma rimanda al concetto molto più profondo, che la salvaguardia dell'ambiente è interamente nelle mani dell'uomo.

Non solo arte, quindi, ma impegno attivo. La natura va salvaguardata, le specie animali, siano esse domestiche o selvatiche, vanno protette. Il messaggio per il mondo deve essere forte e chiaro.

Fino ad oggi Guido Daniele ha realizzato circa ottanta Manimali, presentati in vari paesi del mondo. Una ricerca che va avanti da molti anni, ispirata anche al lavoro di un artista fiorentino poco noto e poco valorizzato, Mario Mariotti, attivo dal 1973 al 1997, che ha studiato le mani e le loro caratteristiche e che è stato fonte di ispirazione per Daniele.

Emanuele Biggi, naturalista e fotografo, è noto soprattutto per essere co-conduttore di Geo, il programma divulgativo di Rai 3 dedicato alla natura e a quanto la circonda.

Laureato in scienze naturali e con un dottorato in scienze ambientali, Biggi è fin dall'infanzia appassionato di piccoli animali quali anfibi, rettili e artropodi.

Grande viaggiatore e curioso verso ogni forma di vita - il racconto delle sue osservazioni casalinghe durante il lockdown ne è testimonianza - ieri è stato la tela perfetta, anche se un tantino sofferta (la ceretta, no grazie!) per Guido Daniele.

Eh, sì, perché una performance artistica di questo genere non si improvvisa, va meticolosamente preparata.

Il casting dei modelli o delle modelle è molto accurato, non servono solo belle dita, anche la forma della mano e la sua grandezza sono importanti. Non secondario è poi il tipo di pelle, che in alcuni casi agevola di molto il lavoro del pittore.

Prendiamo ad esempio l'elefante. La mano di una persona non più giovanissima, che presenta già delle rughe, è certamente più funzionale per rappresentarlo. La pelle di una persona giovane, invece, è troppo liscia e costringerebbe l'artista ad un passaggio in più.

Inoltre non tutti gli animali sono adatti ad essere rappresentati o facilmente rappresentabili: occorre studio e ricerca.

Una delle proposte iniziali di Biggi, la migale - simpatica tarantola pelosa tanto usata nei film - che ha la caratteristica di uscire dalla propria tana, tirando fuori la testa e le sole due zampe anteriori, che sono più che altro organi sensori, è stata certamente un'ottima idea apprezzata dall'artista, ma non adattabile alla mano dello stesso Biggi, troppo grossa e con le dita troppo corte.

I tempi di realizzazione dell'opera d'arte, poi, non sono tutti uguali. Guido Daniele impiega anche quattro o cinque ore per dipingere certi animali; si arriva persino a due giorni di lavoro, quando la figura si sviluppa su due mani accostate.

La performance di ieri ha dovuto, quindi, tenere conto delle esigenze di una diretta e di un evento live, che non può essere per ovvi motivi troppo lungo. Per realizzare il ghepardo sono servite due ore circa.

Il ghepardo, ha raccontato Guido Daniele, è stato anche il primo suo handimal ad essere realizzato. Nel 2000 Michele Bedeschi, art director milanese, lo sfidò a realizzarne uno. Doveva essere un qualcosa di assolutamente naturale e credibile, senza alcuna elaborazione fotografica. A quel tempo la ricerca di Guido Daniele era appena cominciata.

Come accennato prima, la mano-tela deve essere perfettamente depilata prima di essere dipinta. Una depilazione eseguita con il rasoio, ad esempio, non darebbe un buon risultato, perché si vedrebbero troppo i "puntini" neri. Usare la ceretta o la crema depilatoria assicura risultati più utili allo scopo.

I colori usati sono ciprie studiate appositamente per il trucco teatrale. Sono completamente naturali, atossiche e vengono sciolte con l'acqua. Non ci sono collanti o agenti che possano dare irritazione alla pelle. Svaniscono completamente, lavandosi le mani con acqua e sapone.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: quanto dura una simile opera d'arte? Pochissimo, è evidente. Per questo motivo parte integrante della performance artistica è la fotografia, che svolge il ruolo primario di catturare in un'immagine il lavoro dell'artista. Successivamente gli animali diventano permanenti, quando vengono dipinti ad olio su una tela.

Questi passaggi, che assolvono ad un'esigenza di ordine pratico, possono anche essere valutati su un piano diverso. L'allusione all'impermanenza della vita è precisa, così come preciso è il riferimento alla difficile situazione degli animali a rischio o in via di estinzione. 

L'aquila di mare dalla testa bianca, diffusa nell'America del Nord, ha rischiato l'estinzione a causa del pesticida DDT, che rendeva fragili le sue uova, e dell'abbattimento perché considerata dannosa o bella da collezionare.

I pappagalli del genere Ara hanno colori sgargianti e per questo sono particolarmente apprezzati come animali da compagnia. La loro sopravvivenza è a rischio, perché vengono prelevati in natura.

Il panda gigante è il simbolo degli animali in pericolo di estinzione. Anche se nel 2016 la situazione è migliorata, passando da specie a rischio a specie vulnerabile, il numero di esemplari in natura non supera i duemila.

L'evento di ieri, al di là della performance artistica, ha dato la possibilità agli spettatori di scoprire particolarità e comportamenti di alcuni animali, alcuni conosciuti, altri meno.

Emanuele Biggi ha, naturalmente, parlato del ghepardo, più volte ammirato nei suoi viaggi in Africa. Animale che dà tantissimo dal punto di vista dell'osservazione, è non solo il grande corridore delle savane, ma anche l'animale più veloce del mondo su terreno. Ciò è reso possibile dalle sue particolari unghie, più rigide e più sottili rispetto ad altri felini, che sono il grip ideale per questo scopo.

Il ghepardo è un animale molto legato all'ambiente e la conservazione della savana è indispensabile alla sua sopravvivenza. Meno adattabile rispetto, ad esempio, ad un leopardo, che in città come Mumbai arriva ad entrare in città per procurarsi il cibo, non sarebbe in grado di gestire al meglio la presenza umana.

Anche se non costituisce un pericolo per le pecore e i piccoli vitelli, il ghepardo viene abbattuto dagli allevatori, motivo per cui risulta essere uno dei felini più minacciati.

L'occhio del ghepardo, caratterizzato da lunghe linee simili a lacrime, è stato molto studiato. Secondo Biggi la teoria più affascinante le spiega con l'evoluzione del suo manto, modificatosi per contrastare il riflesso della luce sulla parte chiara del muso. Il ghepardo, infatti, ha l'abitudine, diversamente dagli altri felini, di cacciare nelle ore centrali del giorno, le più calde e le più luminose.

Un altro animale a rischio estinzione è il falco pellegrino, le cui sottospecie sono state spesso minacciate sia dall'uso del DDT sia dal prelievo per la falconeria. 

Diffuso in tutto il mondo è quello che, in caduta libera, raggiunge la massima velocità in aria (dai 300 ai 320 km/h). Per poter respirare - ha spiegato Biggi - subisce delle modifiche pazzesche: dei tuboli nel naso fermano l'aria mentre è in picchiata. Senza questo incredibile meccanismo i suoi polmoni semplicemente esploderebbero per la pressione dell'aria.

E della zebra ne vogliamo parlare? Varie le teorie per cercare di comprendere lo scopo delle sue righe bianche e nere. Se, soprattutto in passato, si è parlato di mimetismo disruptivo (l'alternarsi dei due colori confonderebbe i predatori, che non sarebbero più in grado di distinguere i singoli capi in una mandria), in realtà oggi si dà più credito ad un'altra spiegazione veramente affascinante.

Biggi ha raccontato di un esperimento relativamente recente, in cui è stato osservato come le zebre, rispetto a molti altri ungulati, siano meno disturbate da mosche cavalline, tafani, ematofagi in genere. È stato così condotto, in un ambiente africano dove erano già presenti, un esperimento di bodypainting sugli asini. Alcuni esemplari sono stati dipinti con le classiche righe bicolore delle zebre ed effettivamente si è notato, che resistevano all'assalto molto meglio rispetto agli asini non dipinti. Pare che la zebratura rechi disturbo al sistema di atterraggio di mosche e simili, che non sarebbero più in grado di individuare la zona adatta per atterrare.

Nell'interessante excursus sugli animali si è parlato anche di gioielli di biodiversità (la salamandra aurora, anfibio diventato famoso dopo la Tempesta Vaia e presente solo sull'Altopiano di Asiago); di modifiche al comportamento per adattarsi all'ambiente (le volpi urbane, presenti in molte grandi città europee con una forte componente naturale, hanno sviluppato un muso perfetto per rompere i sacchetti  di plastica) e dell'incredibile possibilità, spesso ignorata dai più, di osservare anche nelle realtà meno verdi, animali che da altre parti proprio non si vedono (il rampichino si vede a Roma, ma non a Genova).

L'invito a guardare la realtà con uno sguardo diverso è stato chiaro. Abbiamo tutto un mondo da scoprire e, spesso e volentieri, è qui sotto i nostri occhi. Non occorre arrivare dall'altra parte del mondo, basterebbe solo essere più attenti e più consapevoli.

Il ruolo dell'artista - ha affermato Guido Daniele - è invitare le persone a guardare la realtà con occhi nuovi. Alcune sue proposte al Comune di Milano mirano a far percepire la realtà quotidiana in un'ottica diversa. Perché non dipingere sulle facciate cieche della case grandi cieli? Perché non valorizzare quei capolavori che nessuno conosce?

Non è solo salvaguardia, è amore per il bello, che si trova in ogni contesto, naturale e non, basta sapere osservare. Non c'è differenza fra gli alberi monumentali o i monumenti delle città, perché tutti vanno protetti e valorizzati. 

E a proposito di alberi Guido Daniele ha raccontato della sua ricerca per fotografare gli alberi secolari: gli ulivi in Puglia, i ginepri in Sardegna, ma anche il magnifico ficus di Palermo, che è l'albero più grande d'Europa. 

Gli alberi sono gli essere viventi più antichi del pianeta, arrivando ad avere a volte fino a 3000 anni, pensiamo ai baobab africani. E noi che facciamo? Devastiamo le foreste. La gente non si rende minimamente conto dei danni che stiamo facendo - ha detto l'artista - il pianeta è come un essere umano con due polmoni: l'Amazzonia e il Borneo. Ma sappiamo tutti, che stiamo costruendo la Transamazzonica. Se andiamo avanti così, nel 2100, non ci sarà più vita sul pianeta. Bisogna correre ai ripari con urgenza; bisogna fermare la sovrappopolazione, l'utilizzo indiscriminato delle materie prime, l'inquinamento. In cento anni abbiamo ricoperto il pianeta di plastica, gli oceani sono oggi continenti di plastica, che è già nella catena alimentare. La quantità di casi di tumore allo stomaco è cresciuta in maniera esponenziale, perché con i pesci ingeriamo anche microplastiche. Pensare che la plastica è stata inventata per ragioni ecologiche! 

Emanuele Biggi, nonostante gli evidenti problemi del pianeta, si è dichiarato ottimista, perché ha notato un cambiamento nella mentalità. Persino i documentari di David Attenborough, divulgatore scientifico di fama planetaria, negli ultimi anni sono cambiati. Se inizialmente si limitava a mostrare le bellezze della natura, tralasciando gli aspetti negativi, ha poco per volta cominciato a mettere in evidenza i danni provocati dall'uomo.

L'attività divulgativa di questi illustri personaggi è fondamentale per sensibilizzare le persone, così come è fondamentale il ruolo della cultura in generale, ma la mancanza di attenzione e gli scarsi investimenti è purtroppo un dato di fatto.

L'Italia - ha ricordato Guido Daniele - detiene il 70% del patrimonio artistico mondiale, ma tanti musei hanno le opere in cantina, perché a volte mancano i fondi persino per pagare gli addetti allo spostamento delle stesse. Le opere vengono spesso acquistate da collezionisti privati, che poi vengono donate ai musei. Al Metropolitan di New York è impressionante la sezione dei vasi etruschi, che possono essere ammirati, assieme ad opere romane e greche, per soli cinque dollari ad offerta libera. Da noi, invece, la cultura viene fatta pagare tantissimo ed è proposta male. L'Italia potrebbe benissimo vivere di cultura e di bellezze naturali.

La situazione non è molto diversa nei musei scientifici italiani. Il Natural History Museum di Londra o l'American Museum of Natural History sono, secondo Biggi, fra i musei più belli del mondo, dove si entra quasi senza pagare. Da noi, invece, esempi di musei chiusi da anni per motivi assurdi ce ne sono vari, ad esempio il Museo di Scienze di Torino, fermo per l'esplosione di una bomba antincendio.

Impossibile quindi non elogiare il Muse - hanno convenuto i due interlocutori - esempio perfetto di museo all'avanguardia, con tantissimi addetti che lavorano bene, che espongono tanto e che propongono interattività.

La conservazione della natura, insomma, passa attraverso l'educazione. Soprattutto quella dei bambini. Le attività didattiche sono fondamentali, perché aiutano a sviluppare la creatività mentale, che è importantissima soprattutto per se stessi ha spiegato Guido Daniele.

E come non essere d'accordo? 

Se non fosse stato per il mio interesse per la creatività in generale, mi sarei persa un evento che è stato veramente speciale, avrei continuato a non sapere chi è Guido Daniele e ad ignorare l'esistenza di Emanuele Biggi, non avrei nemmeno mai potuto immaginare l'esistenza della salamandra aurora o capire che le righe bianconere delle zebre non hanno nulla a che fare con la squadra di calcio torinese.

Non avrei nemmeno visitato una mostra così sgargiante.

Che mostra? Ah, sì, ero andata per quella al Muse!

Dedicata a Jane Goodall, famosa primatologa e antropologa inglese, grande amica dell'artista nonché membro del Comitato d'Onore del Muse, la mostra è un tripudio di colori e per questo molto adatta ad essere visitata anche dai bambini.

Handimals di vario tipo si susseguono sia lungo le pareti della sala, sotto forma di enormi stampe fotografiche, sia al centro della stessa, in variopinti dipinti ad olio su tela. Sono uno più pazzesco dell'altro ed è davvero difficile decretare quale sia il più bello.

E per chi non è riuscito a visitare la mostra? È presto detto, una ricca carrellata di Handimals può essere ammirata qui accanto ad altri capolavori dipinti sulle mani.



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