Prende il nome da un gioco di parole (put in peace - Putin peace - Putinpeace) la pagina Instagram creata da tre giovani professionisti subito dopo l'inizio della guerra in Ucraina.
Non solo e semplicemente appello alla pace, per aumentare la consapevolezza delle persone davanti ad un simile dramma, ma anche profonda riflessione giornalistica, alimentata quotidianamente da numerose testimonianze sul campo. E, come se tutto ciò non bastasse, straordinaria mobilitazione artistica finalizzata al reperimento di fondi.
Putinpeace è tutto questo!
I tre ragazzi - Fabrizio Spucches (fotografo e regista, Catania, 1987), Andreana Ferri (fotografa, Livorno, 1992), Umberto Cofini (designer e art director, Padova, 1993) - trovatisi a realizzare, quasi contemporaneamente e senza saperlo, un'opera contro il conflitto e a pubblicarla sui propri profili Instagram, decidono di unire le forze, per fare qualcosa di concreto. Un gesto spontaneo, che si trasforma in un grande progetto comune.
Le tre immagini saranno le prime pubblicate su Putinpeace.
Nel giro di una giornata i tre, convinti sostenitori della forza dell'arte visiva in tutte le sue forme, mettono insieme un team creativo, che si mette subito al lavoro, e lanciano un appello al mondo dell'arte, che risponde subito con grande entusiasmo e con la voglia di esserci.
La necessità di rendere fruibili le opere al maggior numero possibile di persone diventa il primo obiettivo da raggiungere, anche se in parallelo cresce l'esigenza di trasformare l'impegno online in un aiuto reale alle persone colpite dal conflitto. Un po' alla volta il gruppo si struttura per raccogliere le donazioni a supporto dell'Ucraina.
La lista degli artisti, che hanno donato le loro opere per l'asta organizzata su Catawiki e attualmente in corso - attenzione, chiuderà proprio domani - è lunghissima e comprende personalità di alto livello nel mondo dell'arte visiva.
L'intero ricavato verrà devoluto alla Fondazione Cesvi, che sta supportando i rifugiati alle frontiere con Ungheria (a Záhony) e Romania (a Sighet).
Ma non finisce qui, perché il desiderio di fare qualcosa in più è forte e in tre decidono di partire per essere più vicini al conflitto e rendersi utili anche in loco.
Il primo a partire, già il 3 marzo, è Fabrizio Spucches, che si reca a Sighetu Marmatiei con lo scopo di fare foto, interviste e documentare quello che sta accadendo. Poco dopo viene raggiunto anche da Umberto Cofini e dal designer Francesco Perruccio.
Il punto di arrivo dei profughi è il ponte sul fiume Tibisco, che diventa quasi un simbolo di passaggio da una vita all'altra, dal pericolo alla salvezza.
Qui i tre accolgono i profughi, dando loro un caloroso benvenuto nell'Unione Europea, Welcome to European Union, un gesto semplice, apparentemente banale, ma talmente ricco di significato! In fondo sono poche parole, ma che racchiudono comprensione, solidarietà, vicinanza. E, soprattutto, propensione all'accoglienza. Non è affatto poco.
Gli incontri con i rifugiati sono tantissimi e portano con sé storie diversissime tra loro, ma tutte accomunate dalla rabbia e dal dolore per quanto Putin sta facendo e dalla profonda riconoscenza verso la resistenza ucraina.
Negli occhi di questi sventurati c'è tutto lo smarrimento di persone passate in un istante da una vita normale ad una condizione di profughi in molti casi quasi del tutto inaspettata.
Mentre il viaggio di Spucches prosegue (prima a Siret, successivamente a Otaci e a Palanca in Moldavia), gli altri due componenti del gruppo rientrano in Italia, portando con sé una famiglia di tre persone: Livia, una professoressa di storia cinquantenne, con i figli Maria e Miroslav.
Il loro primo incontro avviene sul ponte, il secondo, del tutto casuale, in un monastero ortodosso. Lì il ragazzo quattordicenne, unico dei tre a parlare un pochino di inglese, chiede a Cofini e Perruccio di portarli con loro in Italia.
Il viaggio non è facile, solo madre e figlio hanno il passaporto, la ragazza ha solo la carta di identità. Al confine ungherese i problemi burocratici rendono l'attesa esasperante, tanto che molti cittadini dell'Unione Europea sono costretti a chiamare i rispettivi consolati per far snellire i controlli.
Anche in Slovenia il gruppo trova qualche intoppo, perché la normativa vigente prevede l'esenzione dal pedaggio autostradale solo per le automobili con targa ucraina e l'obbligo di segnalare il trasporto di profughi con una bandiera del paese assediato. Come se fosse facile trovarne una! Il risultato è una bella multa e, naturalmente, il pagamento dell'autostrada.
Nonostante le difficoltà i nostri riescono a raggiungere l'Italia e la famiglia trova accoglienza presso la Croce Rossa di Bresso (MI).
This was one of tougher experiences that I have ever lived.
There is no time, gender or politics to justify all this.
Our generation has the only task of witnessing and remembering essential values that we are losing.
(Francesco Perruccio)
Putinpeace è una pagina convincente, efficace, molto curata, in cui la narrazione non è mai banale.
Ogni immagine racconta una storia, ma è l'accostamento sapiente dei tre post in ogni fila di Instagram ad amplificare il messaggio.
I colori, le forme, gli stili. Tutto contribuisce a coinvolgere lo spettatore.
In Putinpeace c'è la distruzione,
e la quotidianità sconvolta.
C'è arte.
E c'è satira.
Ci sono i no.
Ci sono soprattutto le persone.
Caspita che racconto!
RispondiEliminaSì, un progetto molto importante! Valeva la pena tenerne traccia.
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