BORSE, TROLLEY E VALIGIE ANCORA IN VIAGGIO AL TOURISEUM

Dicono sia primavera, ma la giornata di oggi - senza colore e senza calore - invita più a un tè caldo e a un plaid sulle gambe che a una gita fuori porta. È un vero peccato, ché sarebbe tempo di parchi e di giardini, di fioriture e di rinascita.

Ma se il fine settimana lungo non promette nulla di buono da un punto di vista meteorologico e avevate ormai programmato di visitare i meravigliosi Giardini di Castel Trauttmansdorff, non ci sono validi motivi per rinunciare alla vostra spedizione a Merano, perché in attesa che spiova è sempre possibile visitare il Touriseum, il Museo Provinciale del Turismo, che è ospitato proprio fra le mura del castello.

La storia di questo luogo comincia tanto tempo fa, in pieno Medioevo. Risale infatti al 1327 la prima citazione di un edificio rurale, un certo podere Neuberg, situato proprio nell'area del castello attuale. Nel tempo la costruzione originaria venne radicalmente trasformata, adattandosi alle esigenze dei ricchi proprietari, finché venne acquistata nel 1543 da Nikolaus von Trauttmansdorff, nobile austriaco che aveva combattuto in Italia contro i Veneziani ed era già proprietario, in Trentino, di Castel Mattarello.

Quando, due generazioni più tardi, la famiglia Trauttmansdorff si estinse, il castello venne abbandonato e cadde in rovina, anche perché contestualmente la nobiltà perse interesse per la vita in campagna, preferendo eleganti dimore cittadine.

Nel 1846 un discendente della famiglia, il conte Joseph von Trauttmansdorff, riscoprì l'antica proprietà dei suoi avi, la ingrandì e la riportò agli antichi fasti, tanto che persino l'imperatrice Elisabetta d'Austria decise di soggiornarvi durante le sue cure a Merano.

Nel 1897 il castello cambiò ancora proprietario, perché fu messo all'asta e acquistato da un barone bavarese, Friedrich von Deuster, che ne fece non solo una dimora per le vacanze, ma anche il centro di una fiorente attività grazie al commercio di vino e di frutta. Purtroppo tutto andò perduto dopo la Prima Guerra Mondiale, perché il barone, in quanto cittadino tedesco, fu espropriato e dovette ritornare in Germania.

Tutta la proprietà, con annessi e connessi, passò nelle mani dell'Opera Nazionale per i Combattenti (ONC), fondo assistenziale per i soldati italiani e, quasi per staccarsi da un passato ingombrante, il castello cambiò persino il nome e divenne Castel di Nova.

Seguì, durante la Seconda Guerra Mondiale, un nuovo periodo di abbandono. Il castello fu depredato di tutti i suoi mobili, divenne un deposito per i militari tedeschi e venne dato in usufrutto a varie famiglie di contadini.

Solo nel 1977 il castello divenne proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano.

Il Touriseum venne inaugurato il 15 marzo 2003 ed è oggi l'unico museo dell'arco alpino dedicato al fenomeno turistico. Il racconto è suggestivo, a tratti entusiasmante, e ripercorre due secoli di turismo in Alto Adige con una doppia prospettiva: quella dei villeggianti e quella della popolazione locale.

La visita, che si snoda nelle bellissime sale del castello, ci racconta la paura dell'ignoto di mercanti e pellegrini, che si mettevano in viaggio con mezzi improbabili su strade non facilmente percorribili, sfidando un ambiente ostile, il freddo, i briganti. Ci parla poi di una natura selvaggia, che in epoca romantica diventa la migliore alternativa alla città. Ci accompagna, assieme a ricchi nobili europei, in una Merano dall'aria salubre e dal clima tiepido, e ci fa conoscere i bagni contadini. La ferrovia del Brennero, poi, un prodigio della tecnica! Nonostante l'opposizione della Chiesa, che vede i turisti come una minaccia, l'interesse per l'Alto Adige cresce a dismisura. Gli investitori stranieri costruiscono alberghi di lusso, dove soggiornano anche grandi personalità come il principe ereditario tedesco Federico. Giungono anche gli alpinisti e le montagne si riempiono di sentieri e di rifugi. Certo poi arriva la Grande Guerra e tutto cambia, ma l'interesse per la nuova regione porta in Alto Adige anche gli Italiani. La crescita è esponenziale, nonostante le difficoltà legate al regime e ad una nuovo conflitto, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando il turismo è risorsa, ma anche minaccia per l'ambiente e la cultura tradizionale.

Questo, in estrema sintesi, lo scopo del museo: raccontare una realtà consolidata, frutto di una storia lunghissima, favorita da panorami mozzafiato, ma anche caratterizzata da duro lavoro e competenze elevate, e soprattutto alimentata da un grande amore per la propria terra.

Chi conosce l'Alto Adige, chi ha avuto la fortuna di andarci in vacanza, sa che il turismo qui ha davvero una marcia in più.

Di questo bellissimo museo, però, non voglio raccontarvi oltre, perché merita di essere visto, gustato, vissuto.

Vi voglio invece raccontare di una simpaticissima mostra temporanea, tutt'ora in corso e aperta fino al prossimo 6 novembre, che si può visitare a Castel Trauttmansdorff: Borse, trolley e valigie - Viaggio nella storia dei bagagli.

L'ho visitata la scorsa estate con molta curiosità, spinta dal mio grande interesse per le vecchie valigie e per gli antichi bauli. Un amore, il mio, nato qualche anno fa, quando nel bel mezzo di un blitz su Pinterest avevo scoperto le potenzialità infinite di questi vecchi oggetti. Potenzialità creative, si intende!

In genere, a meno di non trovarsi fra le mani un Malle Vendôme originale, gli esemplari ritrovati casualmente nella soffitta di Nonno Gustavo o nella cantina di zia Aurora hanno un valore piuttosto limitato e spesso prendono la via della discarica senza troppe esitazioni.

Eppure con un minimo di manualità ed un tocco di fantasia valigie e bauli possono diventare elementi d'arredo veramente strepitosi. Con l'aggiunta di gambe o piedini si trasformano in tavolini, armadietti, comodini, persino poltroncine. Ma possono diventare anche confortevoli cucce per i nostri pelosetti, contenitori per gli hobbies più diversi, portafiori oppure mensole a muro.

Naturalmente esistono poi tutta una serie di esemplari, che non vanno assolutamente alterati, ma al contrario devono essere conservati per il loro alto valore storico-artistico, per le loro peculiarità o perché appartenuti a qualche illustre personaggio. Oppure, molto più semplicemente, perché parte integrante di una storia familiare. 

Uno degli oggetti a cui sono più legata è un bauletto di legno, restaurato moltissimi anni fa da mio padre, nel quale conservo lettere e ricordi vari. Ritrovato in cantina in un periodo non ben definito, pare appartenesse a mio nonno e contenesse la sua dotazione militare. Non ha un grande valore, perché ne ho visti di simili in vari musei storici, ma ne sono estremamente gelosa. 

Se amo valigie e bauli vintage, impazzisco letteralmente per i set da viaggio del passato, che in uno spazio spesso molto ridotto contenevano tutto il necessario per rendere comoda e piacevole la vita dei viaggiatori.

A guardarli con occhi moderni appaiono spesso bizzarri, sicuramente poco pratici, a volte assolutamente inutili, ma pensiamo a che cosa dovevano essere i viaggi di un tempo. Proviamo ad immaginare mezzi lenti, percorsi difficili, lande inesplorate. 

Consideriamo poi la mancanza di tutti quei materiali, che oggi rendono più facili gli spostamenti. Oggi sarebbe impensabile, ad esempio, viaggiare con piatti di porcellana o bicchieri di vetro, un tempo servizi interi di stoviglie venivano trasportati su carrozze, treni o navi.

Bisognava poi organizzarsi per tutte quelle attività quotidiane, che erano rese difficoltose dalla distanza. Ecco allora tutto un fiorire di nécessaires per ogni tipo di esigenza come la toilette o le cure mediche, la pulizia di scarpe e stivali o la riparazione degli abiti.

Esistevano infine tutta una serie di set, che permettevano di coltivare anche in viaggio passatempi e passioni. Libri, strumenti scientifici, materiale per scrivere, occorrente per dipingere, macchine fotografiche venivano spostati in apposite valigette, perfettamente organizzate.

Penso che i set da viaggio, indipendentemente dal tipo, siano davvero un concentrato di creatività e di inventiva. Nulla era lasciato al caso. I singoli oggetti, che dovevano essere robusti per poter resistere agli scossoni e agli urti, erano perfettamente fissati alle loro custodie e si dovevano incastrare perfettamente gli uni con gli altri.

Piccoli mondi perfetti, i set da viaggio mantengono sempre un fascino irresistibile.

Avete mai osservato con attenzione i bagagli di un qualsiasi viaggiatore? Avete mai fatto caso a quante informazioni si possono ricavare? Uno zaino, una ventiquattr'ore, una cappelliera elegante, ma anche una custodia di chitarra, una sacca da golf oppure una borsa per gli attrezzi. Quante persone diverse possono essere immaginate dietro ognuno di questi oggetti, così comuni, così banali? È un tipo di osservazione alla portata di tutti, quasi un gioco. 

Proviamo ora a metterci nei panni di uno studioso, di un collezionista o di un grande appassionato. Quanti pezzi di vita possiamo intravvedere dietro ad ogni singolo collo? L'esperto non solo riesce ad aprire una finestra su storie personali, più o meno interessanti, ma può dare un contributo importantissimo alla ricostruzione del modo in cui si viaggiava in passato. 

Etichette ed adesivi non solo diventano prove tangibili di un viaggio fatto, ma fanno luce sulle destinazioni più in voga.

Forme e materiali caratterizzano epoche e abitudini.

Bagagli specifici fanno intuire gli scopi del viaggio.

A quanto leggo esisterebbero vari test in grado di delineare aspetti caratteriali e modi di essere in base al tipo di bagaglio preparato. Non so, sinceramente, se si possa arrivare a tanto, certo è che ogni viaggiatore ha una sua propria filosofia.

C'è chi ama conquistare la propria meta con fatica e determinazione ...

... chi ama viaggiare leggero, sì, ma senza sudare troppo ...

... e chi, invece, preferisce  non farsi mancare nulla.

Qualunque sia il proprio ideale di viaggio, qualunque sia la propria meta, comunque una cosa è certa: il vero bagaglio è quello che si riporta a casa. E non è fatto di sacche, di zaini, di borse, di valige o di bauli, è fatto di esperienza, di conoscenza e di arricchimento.

E naturalmente di tante fotografie con le quali, anche a distanza di mesi, è possibile rivivere i bei momenti passati.

Come ho fatto io, oggi, in questa triste e grigia giornata.



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12 commenti :

  1. wow che meraviglia !!! si ricordo alcuni di questi set che mi avevi mostrato ... meraviglioso veramente panche per me che amo questi oggetti ... bellissimo post

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    1. Un giorno devi venire in zona, perché pure i giardini sono spettacolari!

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  2. Ma che bello questo posto! Quando ero stata a Merano lo avevo trovato chiuso (era andata giusto nel giorno di chiusura settimanale 🤦)

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    1. Geniale! Però non scappa, ci puoi sempre tornare la prossima volta che vieni al Nord!

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  3. Quante meraviglie! bello il posto e bellissimo il post... a-ah trovata un'altra scusa per tornare in Trentino... se ancora non ne avessi abbastanza 😎

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  4. Cu-cu... eccomi qui. Bè, dire che questo post mi sia piaciuto è riduttivo.... impazzisco per i castelli, adoro valigiebauli&C, sia creativamente parlando che non, strabilio di fronte ai set da viaggio... E tu... tu sei sempre bravissima

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    1. Ma tu guarda chi viene a trovarmi! La Daniiiiiiiiiiiiiiiiiii ...... oh che bello!
      Contenta di ritrovarti, cara Dani!
      La mostra in questione è effettivamente molto simpatica e ci sono alcune chicche che meritano. Decisamente!
      I giardini poi ...

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