LA NOTTE STELLATA RISPLENDE A CAVARENO

Ho bisogno anche di una notte stellata con cipressi o, forse, sopra un campo di grano maturo.
Qui ci sono notti molto belle. 
Ho una costante febbre da lavoro.

(Arles, 9 aprile 1888 - lettera al fratello Theo - Epistolario 594)

Un cielo stellato, ad esempio, è qualcosa che mi piacerebbe provare a fare, proprio come durante il giorno proverei a dipingere un prato verde ricoperto di denti di leone.

(Arles, 12 aprile 1888 circa - lettera all'amico pittore Émile Bernard - Epistolario 596)

Ma quando dipingerò il cielo stellato, questo quadro che mi preoccupa sempre.
Ahimè, ahimè, è come dice il bravissimo amico Cyprien in “En Ménage” di J. K. Huysmans: i quadri più belli sono quelli che sogniamo fumando la pipa nel proprio letto, cosa che non si fa.
Si tratta però di affrontarli, per quanto ci si senta incompetenti di fronte alle ineffabili perfezioni dei gloriosi splendori della natura.

(Arles, 19 giugno 1888 - lettera all'amico pittore Émile Bernard - Epistolario 628)

Ora voglio assolutamente dipingere un cielo stellato. 
Spesso mi sembra che la notte sia ancora più ricca di colori del giorno, colorata dei viola, dei blu e dei verdi più intensi.
Quando presti attenzione vedrai che alcune stelle sono color limone, altre hanno luci rosa, verdi, blu del Nontiscordardimé. 
E senza insistere oltre è ovvio che per dipingere un cielo stellato non basta affatto mettere dei puntini bianchi sul nero blu.

(Arles, 9 e 14 settembre circa 1888 - lettera alla sorella Willemien - Epistolario 678)



Beh, Vincent, ovvio ...

Per noi comuni mortali il cielo è proprio così: uno sfondo rigorosamente blu, in tutte le sue mille tonalità, raramente nero, pieno di puntini chiari, che spesso rendiamo con il giallo, perché il bianco proprio non lo sappiamo usare e sul foglio neppure si vede.

Ma noi, ne convengo, non siamo te!



L'attenzione di Van Gogh per la notte e i suoi effetti si manifestò fin dal suo arrivo ad Arles, l'8 febbraio 1888. Un interesse crescente, quasi una necessità fisica, specchio del terribile bisogno descritto al fratello Theo e colmato, uscendo di notte a dipingere le stelle; anelito verso quel secondo emisfero invisibile al quale ci avviciniamo - forse - dopo la morte; unica speranza possibile, se non fosse che, essendo pure la Terra una stella, ci si potrebbe ritrovare su altre stelle nella medesima situazione,  dovendo ricominciare tutto da capo.

Un paio di giorni dopo la lettera alla sorella Van Gogh dipinse il primo dei tre quadri con le sue famosissime e caratteristiche costellazioni, Terrazza del caffè, la sera, Place du Forum, Arles, oggi conservato al Kröller-Müller di Otterlo.

Solo uno squarcio di cielo blu intenso, insinuato fra gli edifici della piazza, esaltato ulteriormente dal blu scurissimo delle case sullo sfondo e dal contrasto con il giallo, il verde e l'arancione sotto la tenda del caffè.

Quasi due modi di concepire la vita e il mondo, uno affidato alla luce naturale delle stelle e della luna, l'altro legato alla luce artificiale, che spenta, però, cancella ogni punto di riferimento.

Il chiasso della Terra e la pace del Cielo.

Nel medesimo mese di settembre il pittore portò avanti la sua ricerca, dipingendo un'altra famosissima tela, La notte stellata sul Rodano, capolavoro del Musée d'Orsay, dove i colori percepiti nell'oscurità si mostrano meravigliosamente. Una profusione di blu di Prussia, oltremare e cobalto, interrotta qui e là dalle luci a gas della città, riflesse nell'acqua, e dalle stelle, scintillanti come pietre preziose.

In questo secondo quadro il paesaggio è perfettamente naturale e l'atmosfera è ancora serena, rafforzata dalla presenza della coppia di innamorati in primo piano.

Le luci antropiche sono solo un vago ricordo, riflesse sul fiume e molto lontane rispetto alle stelle. 

Lo spazio dedicato al cielo è molto maggiore rispetto al quadro precedente, ma ancora relegato alla parte alta del dipinto. Il cielo non è ancora del tutto protagonista.

Il terzo quadro non ha bisogno di presentazioni, perché La notte stellata del MoMA è uno dei quadri più conosciuti ed iconici della tradizione pittorica occidentale e può essere considerato la rappresentazione della tempesta emotiva dell'artista negli ultimi anni della sua vita.

Può essere raccontato così:


Questa tela, a differenza di quella precedente, non riproduce fedelmente il panorama, che venne modificato e integrato con un'immagine di fantasia (anche se alcuni dettagli ricordano Neunen, il piccolo paese di campagna, dove il pittore aveva trascorso la sua infanzia). È piuttosto improbabile, infatti, che Van Gogh potesse vedere il villaggio di Saint-Rémy dalla finestra della clinica psichiatrica.

Il cielo notturno e la terra sono collegati tramite l'altissimo cipresso in primo piano e il campanile collocato un po' più indietro; ambedue gli elementi, che si allungano verso l'alto, paiono invitare lo spettatore ad alzare lo sguardo, elevandosi sopra la dimensione terrena senza però dimenticarla.

Il vortice bianco e luminoso posto al centro della tela, Venere, catalizza l'attenzione e risucchia gli astanti in quella turbolenta Via Lattea, immaginata come un fiume in piena, che occupa quasi tutta la superficie del dipinto.

Il paesino, ignaro e silenzioso, pare non avere scampo di fronte agli elementi della natura: l'uliveto, le colline e le montagne sono onde minacciose dirette verso le case.

Se la composizione del quadro può apparire tradizionale, il linguaggio pittorico risulta totalmente nuovo ed è per questo motivo che questo capolavoro supera i dettami dell'Impressionismo e tende la mano all'Espressionismo, nel quale non è più la realtà oggettiva ad imprimersi nella coscienza soggettiva dell'artista, ma è il suo sentire a caratterizzare la realtà.



Tre quadri, tre momenti, tre tappe di un viaggio complesso dentro se stesso e lontano da un mondo sempre più incomprensibile, la necessità di aggrapparsi sempre di più a qualcosa di superiore per ritrovare serenità e ricevere conforto, l'esigenza sempre più sentita di non rimanere completamente solo nell'isolamento dell'ospedale psichiatrico.

Van Gogh, dipingendo le stelle, unico conforto possibile nei momenti bui, invita a fermarsi un po' di più di fronte allo spettacolo offerto dalla Natura, seguendo senza fretta alcuna il richiamo del bello, ricercando la propria dimensione e il proprio posto nell'Universo.

Il messaggio del genio olandese appare chiaro: è possibile combattere lo smarrimento di quel suo momento complicato, sicuramente doloroso, probabilmente destabilizzante, volgendo lo sguardo verso l'alto, cercando di elevarsi il più possibile sopra le miserie del mondo.

Un insegnamento prezioso, universale e senza tempo.



Proprio la grandezza di quest'opera meravigliosa e il messaggio che porta con sé hanno fatto sì che, nel pieno del lockdown, fosse scelta per realizzare un progetto definito folle, indimenticabile e romantico realizzato dalle mani sapienti di centottantanove persone, vere artiste o semplici appassionate, capitanate da Eva Basile, anima di Feltrosa, e da Fabio Giusti, esuberante e visionario partecipante a molte edizioni, chimico tintore e fondatore di Trafi Creatività Tessile, un’azienda specializzata in ricerca e innovazione in campo tessile.

Una scelta non proprio casuale:


Raccontare il Progetto Notte Stellata non è semplice, perché attorno ad un'idea piuttosto comune in quel periodo così difficile - fare qualcosa insieme, pur essendo lontani - ruota un mondo così complesso ed articolato, così variopinto e stimolante, che ci si potrebbe scrivere un intero volume.

L'incredibile successo dell'iniziativa, la maestria dei partecipanti, l'utilizzo di tecniche e materiali eterogenei, il coinvolgimento di mani di diversa provenienza esaltano l'idea di base, quella di un intervento artistico collettivo, in cui le abilità personali contribuiscono a reinterpretare il capolavoro di Van Gogh, universalmente noto e riconoscibile, conferendogli un significato nuovo, sintesi delle motivazioni, dei sentimenti e delle conoscenze dei singoli.

Il risultato è semplicemente straordinario

e non può certo lasciare indifferenti.

Tre versioni pazzesche di un quadro altrettanto sorprendente,

che si arricchiscono pannello dopo pannello, delle storie personali dei partecipanti al progetto.

Le notti stellate di Feltrosa sono state paragonate ad una sorta di enciclopedia di tutte le tecniche possibili con le fibre e non si stenta a crederlo, perché ogni singolo riquadro di questo trittico stupefacente ci mostra come le creative, a seconda della loro capacità, della loro sensibilità, della loro fantasia abbiano potuto partecipare ad un unico, grandioso progetto, salvaguardando però una certa autonomia in modo da valorizzare al massimo il proprio lavoro.

Ogni frammento colorato potrebbe benissimo essere un'opera autonoma, vista la complessità delle singole lavorazioni, la ricchezza dei materiali e la cura maniacale del dettaglio.

Poco importa se il risultato non restituisce l'omogeneità del quadro originale, perché proprio nell'accostamento, solo apparentemente stravagante ed azzardato, dei singoli pezzi risiede il valore di questa mostra d'arte collaborativa, che esalta la diversità quale parte di un tutto che, poi, alla fine, risulta molto più armonioso di quanto si potrebbe pensare di primo acchito.

Non pare azzardato affermare che, davanti a cotanta meraviglia, pure Van Gogh si sarebbe emozionato!



Le notti stellate di Feltrosa, dopo aver girovagato un po' per l'Italia, sono approdate a Cavareno, in Val di Non, dove rimarranno fino al prossimo Ferragosto, inserendosi nel quadro delle iniziative proposte dall'Associazione Charta della Regola per l'evento principale dell'estate, la Festa della Regola.

Si rafforza così il legame fra il piccolo, attivissimo centro noneso e l'altrettanto frizzante comunità feltrosiana, un'amicizia caratterizzata da una collaborazione proficua, che ha visto prima di oggi l'organizzazione di altri due importanti eventi: Abbraccio di Bosco, mostra-concorso di feltro e tessitura (2017) e Feltrosa (2018).

La passione e l'affetto, che accomunano le due realtà, così evidenti e chiaramente percepibili, sono stati espressi con parole accorate nell'inaugurazione di sabato scorso, quando sono state anche sottolineate la tenacia e la grande determinazione che hanno reso possibile questo evento.

Alcune creative, collaboratrici de La notte stellata, saranno presenti in paese con i loro temporary shop e con stimolanti laboratori rivolti a grandi e piccini.

Cavareno, così intraprendente nelle sue ormai abituali attività culturali, punto di riferimento ormai consolidato nel panorama estivo trentino, già splendente di luce propria, per più di quindici giorni sarà ancora più scintillante.

Grazie a Van Gogh e alle sue stelle!



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4 commenti :

  1. Wow assolutamente travolgente .... post magnifico ... ormai la nostra Piero Angela della Creatività.... aspetto di vedere i dettagli ... speriamo tu riesca a tornare .... super !!!

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    1. Piero Angela della Creatività? No, vabbè .... con questa ti sei superata, Giusi! Sto ridendo da sola ....
      Sì, ne prossimi giorni ci torno di sicuro!
      Ti mando le foto con i dettagli via WP.
      Baci, cara!

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  2. Spettacolare! Mi ricordo i preparativi durante il lock-down...è stato un lavoro di organizzazione immenso. Beata te che sei riusciata a vederlo!

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