LEDRO LAND ART. PASSEGGIATA DI FINE INVERNO

 
Il sentiero principale che attraversa la pineta è poco più di un chilometro ed è facilmente percorribile a piedi, in carrozzina o passeggino. 

Così si legge sul sito ufficiale di questo parco d'arte trentino, totalmente immerso nella Pineta di Pur e poco distante dal magnifico Lago di Ledro. Un'informazione essenziale, precisa, importante, ma anche suo malgrado ingannevole, perché quel poco più di un chilometro sminuisce, non volendo, la grandezza di un luogo che, sì, effettivamente non può essere molto esteso, ma presenta uno scenario talmente vasto e talmente variegato da far sembrare quelle poche centinaia di metri, che si trasformano e si dilatano, una distanza enorme.

Passeggiare a Ledro Land Art, insomma, significa fare un viaggio molto più lungo di quanto lo sia il percorso effettivo, esplorando, tappa dopo tappa, mondi sempre diversi, nati dalla mente e dalle mani di abili artisti, che con la loro fantasia e la loro creatività sono riusciti a trasformare un semplice bosco in un qualcosa di straordinario.

Il parco a fine inverno ha un fascino tutto suo. Gli alberi ancora spogli, i colori sbiaditi, la terra umida esaltano la vita che rinasce qua e là timidamente, urlando la sua presenza ad un cielo, così limpido e così brillante, che annuncia, quasi spavaldo, la fine della lunga pausa e l'inizio della bella stagione.

È un momento sospeso fra il prima e il dopo, fra quello che è stato e quello che sarà. E noi, spettatori incantati, ci immergiamo dentro un ambiente naturale, che si sta svegliando pian pianino, che non si è mai fermato, ma si è solamente concesso qualche mese di riposo.

In questa stagione, senza neve e senza foglie, le opere d'arte, che già sono protagoniste, vengono esaltate dalla nudità del bosco, dalla mancanza di una ricca vegetazione e dalla luce che riesce a filtrare fra i rami. 

I colori, le forme, gli intrecci e i materiali di Ledro Land Art dialogano con la Natura, non per imporsi, ma per farne parte.

I colori non disturbano il bosco.
Le forme non sono mai invasive.
Gli intrecci si connettono con l'ambiente circostante.
I materiali sono vivi e mutevoli.

Parecchi sono gli animali rappresentati, perlopiù in modo realistico, che campeggiano in una radura oppure emergono dall'acqua, osservano curiosi, strisciano sopra un sasso.

Realizzati con materiali poveri, naturali, spesso fragili, proprio come la vita che vogliono evocare, sembrano animarsi ad ogni variazione della luce o ad ogni alito di vento.

Confondendosi con la vegetazione, non si notano quasi, anche se spesso le loro dimensioni sono considerevoli.

Colpiscono sempre sia per la loro notevole verosimiglianza sia per la loro capacità di stupire.

Talvolta incutono terrore, più spesso fanno sorridere.

In certi casi sono presenze stilizzate, astratte, enfatizzate.

Succede anche che siano stati, chissà quanto tempo prima, o che saranno, in un tempo che verrà.

A Ledro Land Art si narra anche di noi, umani non sempre rispettosi dell'ambiente e spesso convinti di essere superiori agli altri esseri viventi. Le opere che qui ci rappresentano puntano, naturalmente, ad evidenziare il nostro legame indissolubile con la Natura e il nostro rapporto millenario con essa. 

Sono opere che parlano di noi, ma ci collocano in un contesto preciso, mai al centro, piuttosto in relazione. Con la terra, con la vegetazione, con gli animali.

In un mondo dove l'uomo tende a spadroneggiare, siamo qui invitati a ritrovare la giusta misura. Per questo la passeggiata in questo luogo diventa un inno alla coesistenza e le figure umane che incontriamo lungo il cammino ce lo ricordano con delicatezza.

L'uomo in ogni epoca - e in ogni sua età - interagisce con l'ambiente, lascia tracce. Da esso trae la vita, ma spesso dispensa morte nell'errata convinzione che tutto sia possibile.

La Natura, che tutto osserva, lancia continui avvertimenti, che troppo frequentemente cadono inascoltati, perché l'uomo a volte rifiuta il rapporto di interdipendenza con essa.

Alla fine, però, la Natura ha sempre la meglio, risucchiandoci, cancellando la nostra superbia e dimostrando che c'è un'unica strada possibile, quella della convivenza.

In un luogo magico e un po’ misterioso come il bosco non possono certo mancare le installazioni che si ispirano al mondo del fantastico.

Sono creazioni che, dialogando con il paesaggio, creano un varco verso una realtà immaginaria popolata da esseri non sempre facilmente riconoscibili, a volte soltanto intuibili, ma certamente sempre enigmatici, per certi versi persino inquietanti.

Sono opere che, prendendo spunto dalla tradizione folklorica o ispirandosi a leggende locali, riescono a stimolare la fantasia dei visitatori, essi stessi protagonisti della narrazione visiva, e li inducono ad abbandonare per un attimo la razionalità per abbandonarsi allo stupore e ritrovare lo sguardo incantato dell’infanzia.

In un’epoca in cui tutto deve essere spiegato e catalogato questi lavori ci ricordano che esiste ancora spazio per l’invisibile o per ciò che si intravede appena e che la meraviglia si ritrova anche nelle piccole cose di ogni giorno.

Nella moltitudine di opere presenti a Ledro Land Art non passano certo inosservate quelle installazioni che, sempre in connessione con la Natura e utilizzando materiali naturali, rappresentano oggetti di uso quotidiano.

Sono creazioni che risultano fra le più leggibili e riconoscibili anche dai bambini, di ieri e di oggi. Il fatto che oggetti quali un'altalena, una musicassetta, un violino, un'etichetta, una sedia siano comprensibili anche a chi non è esperto fa si che le opere diventino fruibili da un pubblico più ampio, abbassando notevolmente la soglia di accesso all'arte.

Arte che qui, dunque, non porta novità, ma risveglia un qualcosa che ci portiamo già dentro.

Gli oggetti ci parlano non tanto perché sono straordinari, ma perché sono a noi abituali e qui vengono ricollocati in un contesto che ci consente di guardarli più nel profondo. Sono simboli familiari e segni culturali, che assumono nuovi significati e si trasformano, perdendo la loro funzione iniziale (quella di servire a qualcosa) e diventando punto di partenza per evocare, rendere omaggio, amplificare, distinguere o accogliere.

Da cose inanimate insomma essi prendono vita: l'uso viene sospeso, il significato si espande, l'interazione con l'osservatore assume una dimensione più ampia e raggiunge un livello più alto.

Ledro Land Art non è solo un'esposizione all'aperto. È un luogo d'incontro, dove arte, natura e pensiero si intrecciano. 

Qui si esprimono idee, si riflette, si discute, si portano avanti battaglie. Si costruiscono narrazioni condivise e condivisibili, si dà voce a visioni alternative, si coltiva la consapevolezza.

Le opere, immerse nella Natura, suscitano pensieri, provocano reazioni e pongono quesiti.

A volte sono esperimenti che racchiudono abilità indiscutibili e conoscenze insospettabili.

Altre volte creano illusioni che mutano costantemente.

Sono tracce temporanee, che sfruttano le opportunità del territorio, ad esso si ispirano e di esso si nutrono. Ogni opera è site-specific, perché nasce in stretta relazione con l'ambiente in cui si inserisce, ne valorizza le caratteristiche morfologiche, utilizza materiali reperiti in loco e si confronta con il contesto storico-culturale del paesaggio.

Il territorio non è semplice sfondo, ma diventa co-autore delle opere. La forma degli alberi, il colore del fogliame, i suoni influenzano le scelte espressive degli artisti, dando origine a installazioni che sembrano emergere spontaneamente dalla terra.

Sono interventi delicati, reversibili, destinati a trasformarsi e poi, naturalmente, a scomparire.

Tante installazioni dell'ormai lunga storia del parco non esistono nemmeno più, consumate dagli elementi e dall'inesorabile trascorrere del tempo, ma questo fa parte - si sa - della filosofia del progetto e della stessa Land Art.

Un po' spiace non trovare alcuna traccia del loro passaggio, ma così è, così deve essere. Il costante mutamento, in fondo, rimane uno dei punti forti di questa corrente artistica, è parte integrante del processo creativo.

Ogni opera che muore lascia spazio a nuovi interventi artistici e a nuove forme di dialogo, la sua scomparsa non è una fine, ma l'inizio di qualcosa di nuovo. 

Ecco allora che, ritornare a Ledro Land Art, così come in un qualsiasi parco di questo genere, ha perfettamente senso, anche a distanza di poco tempo.

Si torna perché Ledro Land Art non è mai uguale a se stessa.
Si torna per vivere un'esperienza ogni volta diversa.
Si torna perché anche l'assenza di un'opera racconta qualcosa.

E si torna anche perché, alla fine del percorso, ci si rende conto di non aver fotografato proprio quell’installazione che sembrava impossibile da ignorare: vistosa, colorata, diversa da tutte le altre. In contrasto con il bosco, con i toni naturali e silenziosi di altre opere, presenza forte, immediata, invadente eppure bella è stata curiosamente ignorata dallo sguardo, quasi fosse fuori contesto.  Un'assenza curiosa che lascia un piccolo vuoto, una domanda sospesa.

E tanta voglia di tornare.


TUTTE LE OPERE DI LEDRO LAND ART

opere visibili 
opere ritornate alla Natura (non indicate in mappa)

2012

ACCENT - MARCO SALVATERRA & MILOS STOJANOVIC
ALTALENE - ROSSOSCURO DESIGN
AVVOLTO - LUCA DEGARA
CHIOCCIOLA - CORRADO ROSA
COW SHOW - PAOLO VIVIAN
HANDS - ALESSANDRO PAVONE
STREGA DEL BOSCO - VIVIANA PUECHER & MICHELLE FILIPPI

2013

ALAMBICCO SONORO - ANGELO MORANDINI
ALBERO INNAMORATO - ANDREA GASPERI
IL VECCHIO E IL BAMBINO - GIOVANNI BAILONI
LIKE WOOD MOBILES - MARCO GOBBI, CRISTIANO MENCHINI, ADRIANO VALERI
STOP MOTION - PLAMEN SOLOMONSKY
TRINCEA - ROBERTA RIZZI & CATERINA AGAZZI
VOLTI NELLA TERRA - MICOL GRAZIOLI

2014

CONI D’OMBRA - MARCO NONES
LIMITE INFINITO - LEONARDO NAVA
RICCIO - GIAMPAOLO OSELE
ROVINE - GIORDANO FAUSTINI
SPHERE - PIETRO GELLONA & MAURIZIO VESCOVI
VIOLINO - MATTEO BOATO

2017

BLACK HUG - IRENE RUSSO

2018

RAVE - ERIKA INGER
XENNIALS TRIBUTE - LUCA VALLESE

2019

CLOUD TREE - RUMEN DIMITROV
REFLECTIVE GROVE - COLLETTIVO 00

2020

INCONTRI RAVVICINATI - GIULIO VALERIO CERBELLA & LUISA BENEVIERI
LA SCIMMIA - FRANZ AVANCINI & ASS. SMARMELLATA
SIGN O’THE TIMES - MATTEO CRETTI
TRITONE ALPESTRE - FRANZ AVANCINI & ASS. SMARMELLATA
VOLARIO ANTROPOETICO - ARS RURALIS: SIMONE MULAZZANI & VALENTINA GROSSI

2021

MATERIA PRIMA - COLLETTIVO BORLOTTEE
PHASMIDAE - GEORGIA MATTEI PALMERINI
UNO - LUCA MAUCERI

2022

BENVENUTI - MARISA MERLIN
COAGULI - MARTINA CIOFFI
I MIEI OSPITI - ELIANE ZINNER
BUG CITY LIFE - LEDRO LAND ART TEAM
LYNX LEUTRENSES - RODOLFO LIPRANDI

2023

COSTANZA - MATTEO CRETTI
DOUBLE REVERENCE - MARC WALTER
HABITAT - BRUNO CERASI
INVASION - LAURINA PAPERINA
WOOD SPIRIT - FRANCESCO LUCATELLI

2024

ANIMALE VEGETALE - LIVIA PAOLA DI CHIARA
FLOATING SPHERE - JAN LANGER & MARKUS GASSE
KRANIUT - VOLONTARI (VETERANI E NON) DOPO IL @MADEINCITA FESTIVAL (opera non ancora indicata nella mappa scaricabile e reperibile in loco)



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2 commenti :

  1. Ma che meraviglia di posto! Me lo segno, dovessi capitare da quelle parti.

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