DI MARE E DAL MARE. I RICORDI DI PUNTA ADERCI

I miei ricordi di Punta Aderci si tingono dei colori brillanti di un maggio di tanti anni fa. 

Profumano di terra e di colture.

Evocano antiche tradizioni.

Catturano un bimbo, ora non più tale, alla scoperta del mondo.

E si nutrono di sassi. Tanti, tantissimi sassi. 

Da lanciare, da spostare, da ammirare fuori e dentro l'acqua, ché le tinte cambiano e la superficie prende vita.

Sassi rubati da custodire poi gelosamente in un vaso di vetro, scoprendo che, senza il loro mare, paiono aver perduto un po' della loro anima.

Punta Aderci è, però, soprattutto un riparo improvvisato costruito con l'immancabile e insostituibile copertina gialla e alcune provvidenziali canne di bambù sbiancate ritrovate sulla spiaggia.

Una casetta vista mare per mangiare e per riposare, per ammirare il panorama e per gustare la pace di un ambiente incantato.

La Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci è stata una delle tappe di uno straordinario viaggio primaverile nelle bellezze d'Abruzzo. Un itinerario fatto di mare e di montagna, di storia e di natura, di borghi incantevoli e tradizioni secolari.

Un viaggio che oggi, a distanza di molto tempo, suscita ancora tanta nostalgia.

È stata quindi una grande emozione e una ancor più grande sorpresa ritrovare la nostra Punta Aderci in un luogo totalmente diverso e in una versione inaspettata.

Dal marzo scorso è infatti presente al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano un'interessante esposizione intitolata Souvenirdamare. Un progetto molto importante della designer Angela Ponzini, che dal 2019 raccoglie, fotografa e cataloga gli oggetti di plastica ritrovati proprio in quelle zone.

Un salto indietro nel tempo quando il Caffè Suerte costava 570 lire

e il Tot Verde era contenuto nell'inconfondibile tanichetta con il pavimento a scacchiera che ci si arrampicava sopra,

quando collezionavamo orgogliosi le figurine del Formaggino Mio

ed era un lui a lavare i piatti, facendoli disintegrare per terra.

Un vero divertimento guardare, riconoscere, rammentare oggetti familiari e quasi dimenticati, spesso non più in uso, testimoni di un passato non troppo lontano, ma che pare distante secoli.

Ricordi anche questi.

La mostra è stata allestita nell'ambito di un evento molto speciale, Plastica: bianco o nero?, un fine settimana interamente dedicato alla storia di uno dei materiali che ha cambiato il mondo e, naturalmente, alla figura di Giulio Natta, ingegnere e chimico italiano, noto per aver sintetizzato il polipropilene isotattico, quella plastica dura e resistente, simbolo del boom economico italiano, che si impose al mondo con il nome di Moplen. 

Centoventi anni sono passati dalla nascita di questo genio italico, che portò grande prestigio al nostro paese e che diede origine ad un nuovo comparto industriale, e sessanta dal Premio Nobel assegnatogli per la chimica.

Dagli anni '60 in poi la plastica è entrata prepotentemente nella vita quotidiana della gente comune, le case si sono riempite di oggetti colorati, lisci, moderni. Il loro costo accessibile li ha resi appetibili anche alle persone con minore disponibilità economica.

Il successo del materiale è innegabile, le sue potenzialità infinite, la sua crescita tecnologica inarrestabile.

Oggi la sfida più importante è quella di unire l'innovazione con il riciclo per creare un'economia  circolare, visto che con il passare degli anni, purtroppo, l'inquinamento da plastica è diventato uno delle problematiche più urgenti a livello mondiale.

Il traguardo è lontanissimo, perché la rivoluzione della plastica è andata di pari passo con la cultura dell'usa e getta. Sempre più oggetti con una vita media brevissima e con un impatto devastante sull'ambiente.

Soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove i sistemi di raccolta dei rifiuti funzionano male o proprio non esistono, questo tipo di inquinamento risulta evidente. La situazione comunque è molto preoccupante anche nei paesi più sviluppati.

Quest'anno la Giornata Mondiale dell'Ambiente, indetta dall'ONU e celebrata il 5 giugno, è stata dedicata proprio all'inquinamento da plastica e le cifre sono allarmanti:
  • ogni anno in tutto il mondo vengono prodotti più di 400 milioni di tonnellate di plastica, metà delle quali progettate per essere utilizzate una sola volta
  • di questi viene riciclato meno del 10%
  • ogni anno circa 11 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani; si stima che nel 2040 questa quantità potrebbe triplicare
  • se consideriamo anche i fiumi e i laghi il computo sale a 19-23 milioni di tonnellate
  • più di 800 specie marine sono direttamente coinvolte e messe a rischio
  • le microplastiche - minuscole particelle di plastica fino a 5 mm di diametro - si trovano ormai nel cibo, nell'acqua e nell'aria; si stima che ogni persona sul pianeta consumi più di 50.000 particelle di plastica all'anno
  • il passaggio ad un'economia circolare potrebbe ridurre il volume della plastica in mari ed oceani di oltre l'80% entro il 2040; ridurre la produzione di plastica vergine del 55%; far risparmiare ai governi 70 miliardi di dollari entro il 2040; ridurre le emissioni di gas serra del 25% ; creare 700.000 posti di lavoro aggiuntivi, soprattutto nel sud del mondo
Secondo il report del WWF (5 giugno 2023) l'Italia è tra i peggiori paesi inquinatori affacciati sul Mediterraneo ed è il secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa.

C'è da chiedersi che cose penserebbe Giulio Natta di tutto questo.

I souvenir di Punta Aderci arrivano da lontano.

Flaconi, giocattoli, bigodini, scarpe, spazzolini da denti, reti risalgono spesso a decine di anni fa - i più vecchi sono collocabili negli anni '60 - e approdano su questo tratto di costa abruzzese soprattutto dopo le mareggiate in compagnia di legname e di detriti.

Un lungo viaggio che attraversa il tempo e lo spazio, contaminando un tratto di costa abruzzese apparentemente intatto.

Il messaggio della mostra è potente: la plastica è ovunque.

Un esercito silenzioso alla conquista del mondo.
Una piovra con lunghi, pericolosi tentacoli.
Una ragnatela avvolgente, soffocante, insidiosa.

I ricordi di plastica sbiadiscono il ricordo dei luoghi, di ciò che erano, di ciò che potrebbero essere.

Nel 2019 la raccolta di Angela Ponzini è stata condivisa con gli studenti della Domus Academy di Milano, scuola post laurea e laboratorio di ricerca nel campo del design e della moda, dando vita ad un progetto intitolato #souvenirdamare - Quindici racconti restituiti dalle onde.

Gli studenti, scelto uno degli oggetti ritrovati da Angela, ha raccontato, utilizzando diverse tecniche di visualizzazione, una storia ideale del percorso fatto dall'oggetto stesso prima di arrivare sulla costa abruzzese.

Un modo alternativo di sensibilizzare le persone sull'impatto dell'inquinamento da plastica sul nostro pianeta.

Il progetto è stato selezionato come finalista al Ro Plastic Prize 2020, premio istituito nell'ambito del RoGUILTLESSPLASTIC di Rossana Orlandi e Nicoletta Orlandi Brugnoni, l'iniziativa internazionale che ha lo scopo di coinvolgere designer e comunità creative nelle infinite possibilità di riciclo delle materie plastiche.

La mostra è visitabile fino al 17 settembre 2023.

Souvenirdamare è anche un sito e un profilo Instagram.



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4 commenti :

  1. Quanta roba il mare ci restituisce...troppa! Fa impressione vedere quanto sono datati i pezzi di plastica che il mare ci restituisce.

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  2. Meraviglioso post! un miscuglio tra ricordi indelebili e nozioni ecologiche Bellissima la tua visita a Milano ottima idea la fusione! Scopro che sei pure romantica !!!! Complimenti per questa meraviglia.

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    1. Grattando sotto la crosta, sono molto romantica! Non si direbbe, vero? La mostra di Milano è stata proprio una sorpresa!

      Elimina

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