Che a Venezia la magia sia sempre dietro l'angolo è cosa nota, stupirsi a Mestre, popolosa cittadina della terraferma e punto d'accesso al capoluogo veneto, è forse meno scontato. Eppure, nella mia recente vacanza in terra veneziana, ho dovuto ricredermi.
Prima tappa del mio soggiorno, tappa quasi del tutto casuale e proprio per questo graditissima sorpresa, è stata Forte Marghera, che può ragionevolmente essere considerato l'ultimo territorio della città storica di Venezia, un tempo centro del suo sistema difensivo verso la terraferma, oggi area dalle enormi potenzialità ancora in fase di valorizzazione.
Fin dal XIV secolo il Borgo di Margera costituiva il confine tra la Signoria di Treviso e la Serenissima. La sua torre, eretta nel 1328, controllava il transito di tutte le merci da e per Venezia e proprio per questo motivo il Magistrato delle Acque di allora richiedeva il pagamento delle spese di manutenzione del ponte di pietra.
Dopo la caduta della Serenissima e il trattato di Campoformio (1797) Venezia, conquistata dai Francesi, divenne una pedina di scambio utile a Napoleone per negoziare la pace con l'Austria e il Veneto venne offerto come ricompensa, diventando una provincia dell'Impero Austriaco.
Gli Austriaci, consapevoli che dalla terraferma i nuovi mezzi di artiglieria avrebbero potuto facilmente colpire Venezia, decisero di realizzare una fortezza, che venne edificata proprio nell'area paludosa in cui sorgeva l'antica Marghera, che venne inglobata nel forte.
I lavori iniziarono nel 1805, spianando parte del borgo. La chiesa divenne una caserma e l'osteria un deposito, mentre il ponte cinquecentesco, ancora oggi visibile, fu trasformato, chiudendo le arcate e costruendovi sopra, prima in magazzino e poi in uffici.
Fu il primo nucleo del forte.
Al ritorno delle truppe di Napoleone nel 1806 i lavori del forte non erano però ancora terminati. L'opera fortificata venne quindi rivista secondo i progetti degli architetti francesi, che realizzarono sei nuovi bastioni esterni.
Grazie anche al collasso generale dell'Impero francese nel 1814 il forte tornò nelle mani degli Austriaci, che portarono a termine le migliorie francesi e crearono un canale navigabile attorno alla cinta esterna. Nel 1842 fu anche completata la Ferrovia Ferdinandea che, grazie al ponte ferroviario, raggiungeva Venezia.
Durante i moti risorgimentali del 1848 gli abitanti di Mestre, con l'aiuto dei lavoratori della ferrovia, costrinsero la guarnigione austriaca a cedere la fortezza di Marghera. Fu una situazione temporanea, perché la resistenza dei patrioti venne piegata nel maggio del 1849.
La memoria di questi valorosi viene ricordata oggi all'interno del forte.
Questi eventi misero in evidenza tutti i limiti di una fortezza ormai superata rispetto ai progressi fatti nell'arte della guerra. Le strutture del forte da sole non potevano più garantire la difesa di Venezia.
Ecco allora che, nell'ambito di una riorganizzazione militare complessiva, venne progettato il Campo Trincerato di Mestre, di cui Forte Marghera fece parte, e che fu completato nel 1912. Già nel 1915, però, l'inadeguatezza dimostrata verso le nuove artiglierie pesanti, portò al disarmo completo dei forti.
Nel corso del '900 Forte Marghera assunse l'importante ruolo di polo logistico del fronte italiano del Nord-Est, che raggiunse il suo apice durante la Prima Guerra Mondiale, durante la quale all'interno delle strutture operavano circa 350 militari.
Il forte mantenne la sua funzione militare fino al 1995 e dal 2010 è proprietà del Comune di Venezia.
Oggi è gestito dalla Fondazione Forte Marghera, nata nel 2015 con lo scopo di studiare e valorizzare il patrimonio culturale e naturale di questa composita realtà, che oggi ha ancora tanto da dire.
All'interno delle mura convivono varie associazioni culturali, un piccolo museo storico e un simpatico gattile. Dal 2018 Forte Marghera ospita anche i Progetti Speciali allestiti nell'ambito della Biennale Architettura e della Biennale Arte. Vari, naturalmente, gli eventi organizzati.
Forte Marghera merita certamente la visita anche solo per ammirare gli ampi spazi verdi e la ricca vegetazione (pioppo, tiglio, bagolaro spaccasassi, platano e pittosforo) sviluppatasi negli ultimi duecento anni e ormai parte integrante del panorama lagunare. Un insostituibile polmone verde poco distante dal polo industriale di Marghera, le cui strutture si intravedono fra le chiome delle piante.
Estremamente suggestivi i canali all'interno e all'esterno del forte, dove relitti e moderne canoe colorate movimentano gli specchi d'acqua apparentemente immobili.
Non può non colpire infine il mantenimento di alcuni alberi-habitat, esemplari arborei destinati all'abbattimento, che assicurano l'ambiente ideale per insetti, volatili, muschi, licheni e funghi e che denota un'attenzione non scontata verso la natura.
Fra queste mura anche gli appassionati di fotografia trovano pane per i loro denti: le strutture da ammirare e fotografare sono molte e il loro fascino è aumentato notevolmente proprio dallo stato di semiabbandono in cui versano.
Per fortuna alcune di esse sono in corso di ristrutturazione e, certamente, diventeranno degli spazi meravigliosi da vivere e da ritrovare.
La mia visita a Forte Marghera, in pieno periodo carnevalesco, ha poi beneficiato di un graditissimo regalo fatto a residenti e turisti, cioè la proroga dell'evento natalizio Forte Marghera - A Contemporary Xmas Experience, inaugurato a metà dicembre, la cui chiusura è stata spostata dall'Epifania al Martedì Grasso.
Un imprevisto colpo di fortuna che ha permesso di trovare qui, a Mestre, la magia citata in apertura e atmosfere e suggestioni natalizie, che certamente prima di partire non avevo minimamente messo in preventivo.
Tre le installazioni realizzate dalla Biennale in collaborazione con l'importante studio parigino 1024 Architecture, che operando al crocevia tra arte ed architettura e utilizzando la tecnologia digitale, considera gli spazi come strutture in perenne evoluzione, trasformandoli con suoni, luci, scenografie e performance.
Il motto di questo studio
1024 equals 2 to the power of 10.
1024 is a recurrent number in computer science.
1024 is a screen resolution.
1024 bytes = 1 Kilobyte.
1024 is a creative studio.
mi pare faccia comprendere pienamente gli obiettivi di chi vi lavora.
Devo ammettere che probabilmente le installazioni, tutte molto interessanti, avrebbero reso meglio con il buio totale, ma è evidente che a febbraio le giornate più lunghe e gli orari di chiusura già previsti non hanno permesso una fruizione ottimale.
Poco importa, mi sono divertita ugualmente!
Lightwave (2023)
L'installazione audiovisiva, commissionata dalla Biennale e presentata in anteprima a Forte Marghera, è stata realizzata con pali di legno e una luce laser.
Il laser proietta il suo fascio luminoso su una struttura quadrata costituita da venticinque pilastri di legno, piantati nel terreno.
Un po' bosco stilizzato, un po' gruppo di paline (strutture di ormeggio delle gondole veneziane) questo insieme di pali diventa il supporto della proiezione, mentre il movimento lento e ondulatorio del punto laser ricorda le onde della laguna.
Evocativo!
Starfield (2023)
Anche questa seconda installazione è stata commissionata dalla Biennale ed è stata presentata qui per la prima volta.
Come suggerito dal titolo i creatori hanno messo in scena un campo stellato, in cui le luci si accendono e si spengono in modo casuale, facendo vibrare l'aria con la loro luce e spandendo il loro riverbero nell'ambiente circostante al ritmo di una melodia composta appositamente.
Le dieci strisce luminose, lunghe ciascuna cinquanta metri e disposte parallelamente, richiamano i solchi dei campi coltivati.
E fanno pensare ad una pista di atterraggio per extraterrestri.
Surreale!
Abies Electronicus (X-Tree) (2010)
Di tutte e tre le opere esposte, non c'è dubbio, la più imponente era il grande X-Tree, l'albero natalizio creato con un'impalcatura ricoperta da teloni bianchi. Niente di diverso dalle impalcature, che ingabbiano i palazzi, le statue o le fontane durante interminabili quanto necessarie sessioni di restauro.
Qui la forma tradizionale dell'albero di Natale viene decostruita e, al contempo, viene amplificata con l'utilizzo di luci, suoni, proiezioni e... scale!
Sì, sì, avete capito bene: scale! La struttura luminosa è infatti percorribile all'interno fino a raggiungere un belvedere posto a venticinque metri di altezza e qui, davvero, la vista del forte dall'alto meritava veramente la salita.
Rosso, bianco, verde, lilla, giallo così appare nelle numerose fotografie e nei video reperibili in rete.
Io l'ho ammirato nella sua veste azzurra, un colore tutt'altro che natalizio, che però ha comunque riscaldato l'atmosfera e illuminato il cielo grigio di un qualsiasi giovedì di febbraio.
Un inizio di vacanza da ricordare!
Bellissimo inizio del tuo viaggio, davvero suggestivo l'evento natalizio un bel colpo di fortuna nonostante la visita diurna. .
RispondiEliminaAbbiamo iniziato la visita poco prima delle 16.30, orario di chiusura della salita sull'albero, che siamo riusciti a vedere proprio al volo. Chiaro che nel periodo natalizio in quell'orario è già buio! Però già tanto esserci riusciti. Il resto della passeggiata è stato sull'imbrunire, quindi non in condizioni di luce ottimali, ma ci siamo fatti un'idea a sufficienza. Le ultime foto, come vedi, mostrano l'albero già ben illuminato, quindi tutto sommato siamo riusciti a ammirare gli effetti di luce. Se hai visto il video, oltre a foto che nel post non ci sono, avrai visto il raffronto delle installazioni fra come le ho viste io e come sarebbero al buio. Effettivamente l'impatto è diverso, ma bisogna anche sapersi accontentare, no?
Elimina