ROSALBA CARRIERA: CAPOLAVORI D'AVORIO A CA' REZZONICO

Raccontare Ca' Rezzonico a chi non l'ha mai vista è un po' come prendere tutta la bellezza e il gusto del Settecento, shakerarli per bene e gustarli da una coppa di cristallo elegante e raffinata, assaporando, goccia dopo goccia, l'essenza di un periodo storico che a Venezia coincide anche con un'epoca di profonde contraddizioni e di inesorabili cambiamenti.

Nel Settecento si conclude infatti la storia millenaria della Serenissima, conquistata prima da Napoleone e poi ceduta all'Austria in seguito agli accordi di Campoformio. Prima della fine, però, quasi un canto del cigno, la città seppe risplendere sulla scena internazionale come non aveva mai fatto prima, esprimendo la sua eccellenza nei campi più disparati e diventando un punto di riferimento per tutta l'Europa.

È in questo esatto momento che si consolida il mito di Venezia rimasto immutato fino ad oggi.

Se a Ca' Rezzonico non troverete il Nettuno offre a Venezia i doni del mare - omaggio di Giambattista Tiepolo alla sua città e sintesi perfetta di questo complesso periodo storico - che è conservato a Palazzo Ducale, rimarrete comunque abbagliati da tutta una serie di ambienti riccamente arredati e decorati, da meravigliosi oggetti usciti dalle mani fatate di abilissimi artigiani, da atmosfere d'altri tempi evocatrici di un passato ormai lontano, ma percepibile ad ogni passo.

La prima volta che vidi questo palazzo, più di vent'anni fa, pensai che avrei potuto tranquillamente incontrare, passando di sala in sala, qualche gentiluomo in marsina e la cosa mi sarebbe sembrata più che normale. Ricordo benissimo il pensiero che feci allora e, passando per il medesimo punto - incredibile come ho rivissuto, senza nemmeno rendermene conto, la medesima sensazione - ho automaticamente rinnovato l'idea, perché qui veramente il Settecento lo si ritrova ad ogni respiro.

Bello ritornare e altrettanto bello cogliere al volo, nel mio breve soggiorno veneziano, un'altra opportunità inaspettata, dopo quella di cui vi ho già raccontato: la proroga di una mostra imperdibile, che ci tenevo davvero a vedere e che, invece, pensavo di avere proprio perso a causa dell'influenza natalizia ostacolo inevitabile di un viaggio già programmato.

Rosalba Carriera, miniature su avorio (13 ottobre 2023 - 14 febbraio 2024) ci racconta una storia dentro la storia, un po' perché nella pittura in piccolo ritroviamo gli inizi di questa artista straordinaria, un po' perché le sue miniature rappresentano la parte più esclusiva della sua produzione, quella riservata ad una ristretta cerchia di persone, le sole in grado di apprezzare pienamente i virtuosismi del suo pennello.

A tre secoli e mezzo dalla nascita della pittrice il Museo del Settecento Veneziano propone una quarantina di pezzi, esposti nell'ampio Portego di Ca' Rezzonico. La grazia, la delicatezza, la luminosità che li caratterizzano ne fanno esempi perfetti dell'arte rococò.

Rosalba fu una donna atipica, pur in una Venezia di mentalità molto più aperta rispetto a quella di altri stati italiani. Qui infatti le donne, grazie ad una tradizione liberale e ad una legislazione favorevole, mantenendo comunque un ruolo subordinato rispetto agli uomini, godevano di maggiori libertà e avevano la possibilità di ritagliarsi ampi spazi di partecipazione alla vita sociale e al rinnovamento culturale in corso.

La sua arte, che le consentì di creare un'impresa insieme alla sorella, fu la chiave della sua emancipazione e della sua indipendenza. Rosalba non si sposò mai e arrivò persino ad acquistare una casa sul Canal Grande, che divenne luogo di incontro di personaggi illustri dell'ambiente artistico e letterario e di donne impegnate a discutere su temi innovativi quali la consapevolezza e l'autodeterminazione. 

Rosalba insomma di discosta decisamente dallo stereotipo, tuttora imperante nell'immaginario collettivo, di dama settecentesca tutta frivolezze.

Nata nel 1673 da una famiglia benestante - il padre pubblico ufficiale, la madre merlettaia - ebbe modo, proprio per la sua condizione agiata, di studiare: lingue straniere (francese ed inglese), musica, poesia, ricamo, pittura.

Il suo talento, manifestatosi già da piccola, la portò a frequentare la bottega di noti pittori e grazie alle sue doti riuscì, in seguito, a farsi accettare nella prestigiosa Accademia di San Luca a Roma, dove entrò con il titolo di Accademico di Merito, e all'Académie royale de peinture et de sculpture a Parigi, prima donna straniera ammessa.

Gli inizi della carriera di Rosalba sono legati alla decorazione dei fondelli, cioè quei ritratti in miniatura contenuti dentro le tabacchiere in avorio, il cui fiorente commercio era reso possibile dalla grande disponibilità di questo materiale, importato dalla Serenissima e proveniente dall'Africa e  dall'Asia.

Erano oggetti abbastanza semplici, piccole scatole con coperchio, il cui esterno costituiva di solito l'elemento decorativo di maggior pregio, spesso con motivi geometrici a bulino.

L'interno invece poteva essere liscio o presentare scenette piuttosto ingenue, a volte di carattere erotico, eseguite da pittori minori.

Rosalba non fu dunque la prima a cimentarsi con questo tipo di lavorazione, ma certo il salto di qualità da lei impresso su questo tipo di oggetti non può non stupire ancora oggi.

La Fanciulla con rose in grembo, dipinta all'interno del coperchio di una tabacchiera in avorio, si colloca agli esordi dell'attività di Rosalba Carriera e mette in luce capacità e amore per i dettagli straordinari. Lo spazio minimo non riduce la grazia della composizione, probabilmente la esalta. I colori vivi, la prospettiva curata, l'atteggiamento della dama sono veritieri, non c'è nulla di artefatto. Sembra di essere davanti ad una fotografia.

L'artista impara a sfruttare le peculiarità dell'avorio, materiale opalescente e traslucido, e dipinge mantenendo il suo bianco perlaceo per il volto e gli incarnati. Inoltre utilizza una tecnica innovativa (guazzo in italiano, gouache in francese), che prevede di mischiare il colore ad acqua degli acquerelli con la gomma arabica o altre resine.

Il successo fu immediato. 

Tuttavia è con la tecnica del pastello che Rosalba raggiunge in breve tempo la fama e un innegabile prestigio internazionale, diventando l'artista italiana più celebre nell'Europa del Settecento. Per quasi cinquant'anni le corti d'Europa cercarono di accaparrarsi i suoi servigi, ma Rosalba non si allontanò mai da Venezia, se non per brevi periodi, continuando a lavorare fino a che una malattia agli occhi, contratta nel 1746, non la costrinse a smettere di dipingere.

Probabilmente furono i suggerimenti di Christian Cole, segretario dell'ambasciatore inglese a Venezia, ad avvicinare Rosalba a questa antica tecnica già in uso al tempo di Leonardo da Vinci, realizzando quadri che non avevano nulla da invidiare alle pitture ad olio dei suoi contemporanei. 

Rosalba Carriera fu una pittrice estremamente prolifica, che pur non disdegnando opere di carattere religioso, come la Madonna conservata a Ca' Rezzonico nella Stanza dell'Alcova, o allegorico, come il Ciclo dei Quattro Elementi conservato alla Galleria Corsini di Roma, si distinse soprattutto per il numero incredibile di ritratti.

A Ca' Rezzonico si possono ammirare, ad esempio, quello di Suor Maria Caterina Puppi o quello della cantante lirica Faustina Bordoni Hasse, ma anche lo straordinario Ritratto di gentiluomo in rosso tutti appesi nell'accogliente Sala dei Pastelli.

Fra i committenti più facoltosi di Rosalba ci furono vari sovrani europei. Fra essi Federico Augusto II di Sassonia, che dedicò un intero spazio della sua residenza di Dresda a contenere le opere dell'artista veneziana. Il cosiddetto Gabinetto di Rosalba contiene ben 157 suoi pastelli.

La produzione degli avori, cui è dedicata la mostra di Ca' Rezzonico, è molto meno conosciuta rispetto a quella dei pastelli, perché questi piccoli oggetti vengono spesso considerati arte minore, anche se qui, davvero, di minore c'è ben poco, soprattutto perché le miniature, inizialmente legate alle tabacchiere, divennero presto opere d'arte a sé.

Furono soprattutto i viaggiatori britannici che soggiornavano a Venezia durante il loro Grand Tour a richiedere queste piccole immagini da tenere in tasca, ricordo di luoghi visitati in gioventù che probabilmente non avrebbero più rivisto. Fra essi ricordiamo ad esempio l'inglese Philip duca di Wharton, lo scozzese William Murray, marchese di Tullibardine, e l'irlandese William Ponsonby, conte di Bressborough. Sono ritratti informali, in cui i giovani sono rappresentati in modo molto disteso e rilassato.

Vari i ritratti di teste coronate delle principali nazioni europee o di membri di spicco delle loro corti, come ad esempio le miniature di Federico Augusto di Sassonia, di una principessa Grimaldi o di Jean Baptiste Estival, alto funzionario dell'amministrazione del regno di Luigi XIV.

Molti i gentiluomini senza nome, che ci restituiscono l'immagine di un passato fatto di parrucche vaporose e di abiti ricercati spesso arricchiti con dettagli preziosi, come gli immancabili jabot di pizzo attorno al collo. Una moda che si ispira al Re Sole e che, dunque, trasuda eleganza in ogni particolare.

Ancora più numerose le donne: di alcune non si sa nulla (Ritratto di Giovane Donna), di altre si conosce a mala pena la provenienza (Ritratto di Dama Fiorentina); alcune sono quasi certamente riconoscibili (Ritratto di Maria Venier Mocenigo), altre vengono idealizzate, confondendosi con le divinità (Ritratto di donna in veste di Flora).

Tutte, indistintamente, ci rendono spettatori di una sfilata di moda sbalorditiva, dove abiti, gioielli, acconciature ci trasportano in un Settecento elegante e un po' frivolo, ma che ancora oggi fa sognare.

In mostra compaiono anche miniature a carattere mitologico, in cui le figure sono molto idealizzate, ragion per cui l'artista qui raggiunge probabilmente i vertici di grazia e poesia. Come non rimanere estasiati di fronte a quelle che raccontano di Leda con il cigno o del Ratto di Europa? Come non partecipare alla Toiletta di Venere e come non ammirarla quando è [Venere] allo specchio?

Non mancano infine momenti di vita quotidiana, aggraziate scenette con più personaggi, quali ad esempio La consegna della lettera o Coppia durante il Carnevale

Le fotografie qui sopra - mi rendo perfettamente conto - non rendono minimamente la bellezza di queste opere. I colori sono sbiaditi, la posizione della macchina fotografica - ostacolata dal vetro di protezione e dal riflesso delle luci - spesso deforma le miniature. I lineamenti dei visi, la magnificenza degli abiti, la cura maniacale dei particolari sono molto lontani dalla realtà.

La precisione di questi lavori, dove perizia tecnica e virtuosismi sono spinti al massimo grado, ha dell'incredibile e solo osservandoli dal vivo - magari con una lente di ingrandimento - è possibile capire la grandezza di quest'artista, che ebbe la capacità di ritrarre le persone, catturandone l'anima. 

Quello che colpisce davvero è il fatto che non c'è tipizzazione. Nessun ritratto assomiglia ad un altro. Non è solo e semplicemente questione di abito o di acconciatura. Rosalba coglie con maestria i caratteri e gli elementi distintivi di ciascun individuo.

Va da sé che i tempi di realizzazione delle miniature, neppure dirlo, erano lunghissimi e questo, unitamente al costo del supporto in avorio, le rendeva oggetti estremamente costosi, molto più che i pastelli. Nei diari dell'artista, conservati nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, vengono indicati i prezzi delle une (cinquanta zecchini) e degli altri (venti/trenta zecchini). Davvero una bella differenza!

Questo incessante e impegnativo lavoro, come già accennato sopra, diede a Rosalba problemi agli occhi fin dal 1746 e per tre anni visse completamente al buio. Grazie ad un intervento riacquistò parzialmente la vista, ma fu una cosa temporanea, perché nel 1751 la perse definitivamente.

Secondo i biografi gli ultimi anni della sua vita furono vissuti nell'angoscia e lei cadde in uno intero abbagliamento della ragione, durato fino alla morte nel 1757.

Il suo ultimo autoritratto, conservato alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, ci mostra una donna ormai stanca e affaticata e pare che lei stessa lo abbia definito la tragedia, quasi un presagio della sua triste sorte.

Veramente stupefacente la mostra di Ca' Rezzonico, così come stupefacente fu la vita di Rosalba Carriera, una donna vissuta di arte e per l'arte.



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2 commenti :

  1. Wow Federica bellissimo reportage e tuffo nel passato in questopost ...pensavo molto peggio le foto invece hai reso perfettamente anche grazie alle minuziose descrizioni. . Molto molto bello complimenti per la tua dedizione. ed esposizione. Bravissima

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    1. Le foto sono sempre al di sotto delle aspettative! Specie le foto di questo tipo. Ti convinci di portare a casa quanto hai negli occhi, ma poi le guardi e storci il naso. Conviene certamente comprare il catalogo. Non l'ho preso giù, ma sono quasi tentata di ordinarlo, perché la mostra è proprio piaciuta a tutti noi! Se una cosa mi entusiasma, ci dedico il tempo che mi pare adeguato (ed è sempre tanto), anche se il post poi diventa molto lungo, ma mi piace fissare tutto quanto ho imparato. Questi eventi sono sempre un arricchimento incredibile! Baci, Giusi!

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