CA' MACANA, DOVE È SEMPRE CARNEVALE!

Entrare in un laboratorio artigianale, specie se si apprezza il fatto a mano, è sempre un'esperienza entusiasmante, che si può paragonare alla visita nel backstage di un film o alla lettura dei diari di un grande scrittore.

Il dietro le quinte, infatti, permette non solo di scoprire, di comprendere e di imparare, ma ci offre un punto di vista diverso, spesso inaspettato e sorprendente, mettendoci in connessione - se si ha la fortuna di parlarci di persona - con l'anima di chi in quel luogo lavora ogni giorno.

Le botteghe artigiane hanno un linguaggio tutto loro e riescono a parlare anche attraverso l'inevitabile confusione che spesso vi regna. Strumenti, materiali, opere finite, esperimenti abbandonati restituiscono un'immagine di operosità e di fermento creativo difficilmente riscontrabile in altri contesti.

Come non entusiasmarsi davanti ad uno scaffale pieno zeppo di barattoli grandi e piccoli, pieni e semivuoti, puliti e impiastricciati?

Come non impazzire di fronte ad un bancone sommerso da manufatti desiderosi di essere scelti, manipolati, valorizzati? 

Come non sentirsi stimolati, quando l'ispirazione arriva direttamente dal Cielo? 

Non importa proprio il chi, il dove o il quando, al richiamo di una bottega artigianale è impossibile resistere!

Ecco allora che, in pieno Carnevale, immersa nella preparazione del mia trasferta veneziana con la tazza della colazione davanti al naso, una proposta come quella di Ca' Macana non poteva passare inosservata e aggirando il consulto familiare, ritenuto in quel caso del tutto irrilevante, ho colto al volo un'opportunità che si sarebbe rivelata fra le più interessanti di tutta la vacanza.

Siete veramente nel nostro spazio di lavoro. Con queste parole e con un sorriso smagliante siamo stati accolti, qualche tempo dopo, da una signora riccioluta dalla parlantina sciolta, che con entusiasmo e competenza ci ha accompagnato in un viaggio incredibile alla scoperta di un mondo, quello delle maschere, che per noi era una novità assoluta.

Abbiamo scoperto così che Ca' Macana è stata fondata nel 1984 un po' per caso. Erano gli anni in cui, dopo due secoli di declino, il Carnevale di Venezia aveva imboccato la strada che lo avrebbe portato ad essere uno fra gli eventi più importanti della città e una fra le manifestazioni carnascialesche più conosciute nel mondo.

Provare a fare maschere ci è sembrata una cosa interessante da sperimentare - si legge sul suo sito - eravamo studenti, ma anche artisti dilettanti

Il breve racconto di questo suo successo emoziona, perché è l'ennesima dimostrazione che la tenacia paga e che, come ci fosse ancora bisogno di sottolinearlo, la gente creativa ha sempre una marcia in più. Da studenti squattrinati quali eravamo, ci è venuta l’idea di provare a vendere le nostre maschere artigianali. Abbiamo cominciato andando per le calli di Venezia la sera tardi, quando sapevamo che i vigili ormai non passavano più. Le nostre maschere disposte per terra su un pezzo di stoffa e noi che provavamo a capire se qualcuno le volesse comprare davvero. Il successo è stato immediato! 

Oggi l'azienda collabora direttamente con il Carnevale e con il Comune veneziani e la sua clientela è ormai internazionale (anche un po' VIP)!

Riprendendo l'antica tradizione veneziana, le maschere di Ca' Macana vengono fatte interamente a mano, seguendo un procedimento lungo e piuttosto complesso, che non si discosta molto da quello seguito dai mascareri o maschereri del passato.

Le prime notizie su questi artigiani risalgono al XIII secolo, ma fu sotto il dogado di Francesco Foscari, dall'aprile 1436, che essi ebbero un loro e proprio statuto - la mariegola - ancora oggi conservata all'Archivio di Stato di Venezia.

Facciamo un salto, dunque, nella bottega del mascheraio!

Oggi come allora le maschere tradizionali veneziane in cartapesta sono realizzate con pochi, semplici materiali e con un numero esiguo di strumenti. La chiave di tutto il procedimento sono le mani e l'abilità acquisita in anni e anni di esperienza.

Il modello

Il primo passo per creare la maschera è la realizzazione di quello che viene anche detto il positivo, una scultura di creta opera del maestro artigiano, che di fatto concretizza la sua idea. 

È una fase estremamente varia, sia nei tempi sia nei modi, perché può durare da poche ore a giorni interi, addirittura settimane, e perché ogni artigiano ha infinite possibilità di dare forma alle sue ispirazioni. 

Se la tipologia delle maschere antiche era più o meno simile, oggi le forme sono innumerevoli e variano da laboratorio a laboratorio.

A Ca' Macana questo delicato passaggio, che costituisce forse la fase più creativa dell'intera realizzazione, è prerogativa di Mario Belloni, suo fondatore.

Il gesso

Quando la scultura è pronta ci si cola sopra una mistura costituita da polvere di gesso alabastro ed acqua, che all'inizio risulta molto liquida e chiaramente scivola sulla maschera, insinuandosi anche negli interstizi, ma che già dopo qualche minuto comincia ad addensarsi.

Il primo strato, che asciuga in circa venti minuti, è abbastanza sottile; il secondo, di maggiore consistenza, asciuga in circa un'ora e mezza.

Lo stampo

Quando il gesso risulta perfettamente indurito, si ottiene il cosiddetto negativo, che ricalca quindi la scultura originale.

Il negativo è quello che, successivamente, permette di creare effettivamente la maschera.

Le due parti

A questo punto è possibile separare il positivo dal negativo, la scultura dallo stampo.

Purtroppo spesso la scultura non è recuperabile, perché finisce in pezzi, ma ha poca importanza, perché il suo ruolo è comunque terminato.

La vasellina

Lo stampo va quindi cosparso di vasellina, una materia grassa che favorirà poi il distacco della maschera.

La cartalana

Per dare forma alle maschere viene usato un tipo di carta particolare, costituita da fibre di lana riciclata pressate con l'acqua senza l'aggiunta di colla. Assomiglia molto alla carta assorbente utilizzata un tempo a scuola.

La cartalana, bagnata con una mistura di colla vinilica e di colla per carta da parati, viene utilizzata per riempire lo stampo. È un'operazione lenta e delicata, effettuata solo con le dita delle mani, che devono adagiare questa specie di tessuto in ogni punto del negativo, in modo da catturarne la forma fin nei minimi dettagli.

Tre sono gli strati minimi necessari, ma il loro numero cresce anche in base alla grandezza della maschera stessa. Si può arrivare anche ad una ventina di strati per un modello molto grande, che quindi richiede una maggiore resistenza.

La cartalana è - si può ben capire - estremamente duttile e ha la prerogativa di non restringersi al momento dell'asciugatura, garantendo di conseguenza una corrispondenza perfetta fra lo stampo e la maschera finita. È anche molto durevole.

L'asciugatura

Avviene normalmente in una giornata, ma può essere accelerata dall'utilizzo di essiccatoi.

Il risultato - la maschera grezza - è un unico pezzo, flessibile e molto leggero, in cui i vari strati non sono nemmeno più visibili.

Ad asciugatura ultimata la maschera, che non ha gli occhi, può essere estratta dallo stampo.

Eventuali imperfezioni devono essere rimosse o nascoste con lo stucco, materiale senza dubbio utile allo scopo, ma che diminuisce la flessibilità della maschera. Questo passaggio, nel caso di un'opera realizzata da un esperto artigiano, non risulta necessario, perché la maschera al tatto è perfettamente liscia.

Gli occhi e il fondo

A questo punto della lavorazione vengono aperti gli occhi e si stendono diverse mani di tempera acrilica bianca, che costituisce la base per la decorazione.

La decorazione

Quest'ultimo passaggio, esattamente come il primo, non pone limiti alla creatività, perché la decorazione può oggi essere fatta con ogni tipo di materiale e con ogni tipo di tecnica. A differenza del passato, quando era tutto molto semplice, oggi le maschere sono spesso molto elaborate, delle vere e proprie opere d'arte.

Un processo così lungo, che richiede maestria, competenza e passione, giustifica anche il costo a volte elevato di queste magnifiche creazioni. Ma potrebbe essere altrimenti?

Chiediamoci quante ore di lavoro ci sono dietro alla realizzazione di questo capolavoro - un po' maschera, un po' quadro - che consente di indossare la Venezia onirica e visionaria di Pasquale, uno degli artisti di Ca' Macana.

Oppure quanta inventiva e perizia tecnica serve per assemblare i quattro pezzi di questo angosciante Urlo.

Ideata da Mario più o meno all'inizio della pandemia, quest'opera trasmette un'emozione precisa, legata ad un momento molto difficile, che però può diventare messaggio universale. Ognuno di noi in quest'opera può leggere ciò che vuole e trovare corrispondenza con le proprie personali inquietudini.

La maschera, che ad un primo sguardo pare essere un semplice oggetto di arredamento, può essere indossata. Alcune fessure poste fra le dita consentono di vedere. Forse uno spiraglio nel buio più totale? Forse la speranza che, anche nei momenti più tragici, non riesce mai a spegnersi?

Sia quel che sia, troppo spesso l'handmade viene sottovalutato, perché un cliente poco attento e poco informato è spesso convinto che i prezzi proposti dagli artigiani siano esagerati, anche in virtù del fatto che in giro esistono prodotti simili - ma non uguali, attenzione! - che costano molto meno.

Nelle grandi città, dove il turismo di massa abbassa notevolmente la qualità degli oggetti in vendita, questo tipo di problematica è particolarmente sentita e, dunque, lo sforzo di valorizzare il lavoro artigianale e di diffondere la cultura del bello attraverso laboratori, conferenze e corsi risulta doppiamente necessario.

Ca' Macana non risparmia di sicuro gli sforzi in questa direzione. 

Ben vengano quindi eventi come quello organizzato per il Carnevale! Per noi è stata una preziosa, triplice opportunità, che ha arricchito piacevolmente il nostro soggiorno veneziano e ci ha regalato bellissimi ricordi da conservare.

La conferenza

L'incontro, durato un'oretta, è stato un tale concentrato di storia, informazioni, curiosità e notizie, che per raccontare tutto sarebbe necessario scrivere un trattato.

È stato quasi un tuffo dentro Venezia, perché il Carnevale e l'arte di mascherarsi sono radicati nell'anima e nella storia stessa della città.

Simboli del confine tra il reale e l'immaginario, le maschere non sono quindi semplici oggetti o accessori di abiti sfarzosi, sono gli esiti di una tradizione secolare, che per fortuna viene portata avanti ancora oggi, e le protagoniste indiscusse di tradizioni ed usanze cittadine.

Le maschere, insomma, sono Venezia!

Il negozio

Non si può dire che la visita ad un negozio di maschere fosse, in fase di preparazione viaggio, in cima alla lista di cose da fare. Un po' perché mostre, musei ed eventi avevano già quasi saturato il nostro tempo a disposizione, un po' perché non siamo fanatici dello shopping e quindi non avevamo preso in considerazione questa possibilità.

Eppure gironzolare fra gli scaffali di un mascheraio, osservando le decine di maschere esposte, ammirandone le forme, i colori e le tecniche decorative spesso molto elaborate, è sicuramente un'esperienza da fare.

Le maschere fatte a mano, viste da vicino, non sono esattamente come quelle esibite in edicole, bancarelle, bazar e negozietti da quattro soldi, e quindi, anche senza una precisa intenzione di acquistare, vale comunque la pena di riempirsi gli occhi di bellezza. Inoltre questo genere di bottega catapulta in una dimensione atemporale, dove i volti apparentemente muti delle maschere davvero raccontano una storia.

Il souvenir

Ancora non so bene quale tipo di racconto uscirà dal volto, che - entusiasti - ci siamo portati a casa, ma sono certa che il tempo ci darà la risposta.

Scelto per la sua semplicità e per la gradazione di colore molto simile alla tinta predominante dell'arredamento del nostro soggiorno, al momento staziona, forse in attesa di una più consona collocazione, alla base della lampada che illumina il mio quadro preferito.

Era ormai buio, quando abbiamo lasciato Ca' Macana sotto una pioggerella insistente e fastidiosa, che amplificava la sensazione di essere appena rientrati da un viaggio nel tempo.

Solo la vetrina illuminata e i suoi colori sgargianti, quasi un Paese dei Balocchi pronto ad accogliere con le sue lusinghe, rendevano reale un mondo che potrebbe benissimo essere frutto della fantasia.

Il nostro Carnevale veneziano, rovinato dal meteo sfavorevole e limitato dal poco tempo a disposizione, ché in una settimana scarsa tutto non si può fare, specie in un museo a cielo aperto qual è Venezia, si racchiude tutto in questa visita, in una bottega dove la magia della festa più colorata dell'anno dura ogni giorno.

Se vuoi scoprire cosa abbiamo imparato a Ca' Macana.




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4 commenti :

  1. Che meraviglia di posto! Acquisto bellissimo!!!

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  2. Che posto magico Federica veramente stupendo ... figurati se non mi sarebbe piaciuto esserci ... dei veri capolavori ... valsa tutta la pioggia questa visita ... mi hanno sempre affascinato le maschere e infatti non so se ti ricordi ...https://giusi58.blogspot.com/2014/03/masquerade.html complimenti per questa bellissima narrazione ... baci

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    1. Sì, posto incredibile! La prossima volta andiamo insieme, Giusi! Ma sai che il post della machera non lo ricordavo mica! Pure nella raccolta dei fiori in Ispirazioni & Co. Madonna, quanto tempo che è passato!!!! L'ho riletto volentierissimo!

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